Le dimissioni di Groppi e Campaini segno degli equilibri che cambiano
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di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. La guerra interna ai piani alti del Monte dei Paschi tra gruppi contrapposti per il controllo della banca sembra aver preso una svolta decisiva. Le dimissioni “per ragioni personali” di Tania Groppi e Turiddo Campaini sono un chiaro segnale di un passaggio di consegne in atto e l’approvazione del Piano Industriale il momento in cui le strade si sono divise. Così martedì Profumo e Viola sono andati a dare istruzioni alla Fondazione sul percorso che dovranno seguire: le scellerate scelte assembleari di Gabriello Mancini gliene danno la facoltà, anche se come nominati da Palazzo Sansedoni dovrebbe essere il contrario, ma a Siena il mondo pare fatto alla rovescia. Tristezza aver messo a capo della Fondazione una donna incolpevole a subire la bancarotta dell’altrui malaffare…
Intanto alle “ragioni personali” si crede poco, specie se al posto di Campaini non arriverà un esponente di punta del mondo della Coop fiorentina – ed essendo stato un cannibale del potere in Unicoop per quaranta anni di presidenza assolutistica – all’ombra di Turiddo di outsiders autorevoli non se ne vedono. Le dimissioni della docente Groppi appaiono come una sconfitta dell’asse Bassanini-Amato: la Cassa Depositi e Prestiti in questi mesi è diventata una specie di Fort Alamo. Le vorrebbero far comprare 2 miliardi di immobili e poi aziende pubbliche, Ansaldo energia, Breda, Ansaldo spa, ad esempio, per fare un piacere a Brunetta e al Pdl. Oppure farla partecipare al salvataggio Alitalia dove le penne le sta rischiando la famiglia Colaninno, altri esponenti intoccabili del PD. Ancora la CDP dovrebbe accollarsi lo scorporo della rete Telecom: Mediobanca, Generali & C. premono molto e non vogliono contabilizzare perdite. Bassanini non può far altro che dire “no” a tutti, anche a rischio di perdere il controllo sul Monte: imbarcarsi nell’impresa già preparata a 2,5 miliardi per impadronirsi di MPS vorrebbe dire aprire falle di “sì” nella diga, finora solidissima, che metterebbe a rischio l’esistenza stessa della Cassa!
Sarà facile per chi si è abbeverato alla fontana di Rocca Salimbeni in tutti questi anni (sempre plaudendo il compagno Turiddo) rilevare oggi come il personaggio non fosse all’altezza del compito (tecnicamente “non avesse i titoli”) e solo una mera questione di soldi e potere (sinistro o di sinistra?) ne hanno permesso la lunga permanenza a Siena. UniCoop ha accumulato centinaia di milioni di perdite, ma non è questo il motivo del suo “ritiro”, perché fino ad oggi le perdite non hanno costituito un problema nonostante le pressanti richieste degli iscritti alla Unicoop di avere le sacrosante spiegazioni. Campaini va via perché l’influenza del suo gruppo di potere in Rocca è finita, e anche perché il partito democratico vedrà probabilmente la vittoria alla segreteria di Matteo Renzi, che verbalmente lo ha già pubblicamente rottamato. Chissà a che prezzo per la banca però, perché le attività Coop sono gestite nei conti correnti accesi con MPS. Come rigiri la frittata, a scottarsi con il fuoco ci sono sempre la città e i dipendenti, diretti e indiretti.