Rumors sul possibile "addio" di Profumo
SIENA. Il rinvio dell’assemblea del Monte dei Paschi di stamane ha provocato una ridda di ipotesi sul futuro della banca, su quello della Fondazione, ma soprattutto su quello di Alessandro Profumo, dato per quasi certo dimissionario (il top manager già nel 2010 si dimise da amministratore delegato di Unicredit in polemica con le fondazioni azioniste), nel caso in cui non venga approvato l’aumento di capitale a gennaio. Lo sport preferito nelle ultime ore (ma già da qualche giorno era nell’aria una “caccia” al nome, specialmente dopo l’affermazione dello stesso presidente che aveva annunciato possibili scelte personali da parte dei singoli consiglieri di amministrazione) è il toto-presidente. I nomi sono sempre gli stessi: l’eterno Divo Gronchi, evocato ad ogni crisi, Lorenzo Bini Smaghi, Piero Barucci. Ma in pole position pare essersi assestato Carlo Salvatori (nomen omen), attuale presidente di Lazard e Allianz Italia. La scrematura potrebbe avvenire in base al vincolo dello statuto Mps, che impedisce ai vertici della banca di avere oltre 69 anni per ricoprire cariche al top. Resterebbe così Bini Smaghi, ma non sarebbe di gradimento a Fabrizio Viola, che potrebbe non seguire Profumo sulla strada delle dimissioni. Ecco quindi che Salvatori sarebbe il presidente-traghettatore (fino alla prossima primavera quando, dopo l’approvazione del bilancio d’esercizio, scadrà l’attuale Deputazione amministratrice della Fondazione e la stessa presidenza di Antonella Mansi), più adatto a lavorare in tandem con l’ad attuale, essendo a lui più “gradito”. E, come si dice a Siena, il vincolo statutario del limite di età potrebbe essere cambiato in pochi minuti…
Nell’assemblea in seconda convocazione prevista per domani (28 dicembre), se la presidente Mansi manterrà la posizione annunciata, la Fondazione potrebbe votare per il rinvio dell’aumento di capitale a giugno, sfiduciando di fatto i vertici della banca. Il quorum richiesto per le seconda convocazione dell’assemblea è del 33,5 per cento, praticamente la quota detenuta attualmente da Palazzo Sansedoni. Per qualche ora si è parlato anche di un possibile rinvio a lunedì 30, per consentire alla Fondazione di continuare i contatti con una cordata di Fondazioni del Nord ed un fondo mediorientale (lo stesso Aabar che è socio in Unicredit), ma pare che l’operazione potrebbe slittare all’anno prossimo: troppi i problemi ancora da risolvere.
Nell’assemblea in seconda convocazione prevista per domani (28 dicembre), se la presidente Mansi manterrà la posizione annunciata, la Fondazione potrebbe votare per il rinvio dell’aumento di capitale a giugno, sfiduciando di fatto i vertici della banca. Il quorum richiesto per le seconda convocazione dell’assemblea è del 33,5 per cento, praticamente la quota detenuta attualmente da Palazzo Sansedoni. Per qualche ora si è parlato anche di un possibile rinvio a lunedì 30, per consentire alla Fondazione di continuare i contatti con una cordata di Fondazioni del Nord ed un fondo mediorientale (lo stesso Aabar che è socio in Unicredit), ma pare che l’operazione potrebbe slittare all’anno prossimo: troppi i problemi ancora da risolvere.
(Foto di Corrado De Serio)