Quanto costerà a Siena la speciosa difesa ad oltranza del 50,1% della Fondazione?
di Red
SIENA. Di primo acchito verrebbe da dire: “Ma se questa manovra invece di annunciarla la avesse fatta Berlusconi a luglio, come gli era stato chiesto per dimostrare a se stesso e al mondo di avere una statura politica, oggi di cosa staremmoa parlare?”. L’annuncio della domenica sera della manovra che il Parlamento deve ancora approvare ha portato la Borsa italiana, più di quelle mondiali, in euforia. Grande importanza è stata data alla garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane, ed è scoppiata la corsa ai titoli bancari. Oggi il Tesoro, di concerto con Bce e Banca d’Italia, ha attivato un sistema di pronto intervento chiamato “sistema Optes”, in grado di dirottare liquidità dal proprio conto in Bankitalia direttamente alle banche che ne facciano richiesta. Superfluo dire che i cinque principali istituti di credito nazionali hanno ottenuto un finanziamento overnght per 1,98 miliardi di euro a fronte di una richiesta di 11: e questo spiega la gravità della situazione, non solo in casa nostra, con le limitazione ai fidi dei clienti, se non addirittura alle chiusure di rapporti o con il rinvio delle pratiche di mutuo.
Ancora è in fase di lancio l’Ela, un altro strumento con cui la banca centrale nazionale può fornire liquidità agli istituti del proprio paese, già usata in Grecia, Spagna e Belgio (per Dexia), ma – superata la fase burocratica – sarà presto attivo per la gioia dei Direttori Generali. Spinto anche dalle dichiarazioni di Gabriello Mancini sulla “necessità” della Fondazione di scendere dalla maggioranza assoluta in Rocca Salimbeni, oltre alla chiusura del contenzioso miliardario con l’Agenzia delle Entrate, non è stato necessario nemmeno aspettare le decisioni dell’Eba (attese nei prossimi giorni) per far schizzare il titolo MPS fino alla sospensione per eccesso di rialzo, e alla chiusura brillante delle contrattazioni con +10,68% a euro 0,3048, miglior titolo del Ftse Mib di giornata. Oggi a Siena sappiamo tutti che difendere la senesità è una cosa importante e sacrosanta, visto che se uno non sa chi è non sa neppure dove andare, ma la difesa acritica e arrogante delle poltrone e del sistema di potere sulla città è tutta un’altra faccenda su cui si devono ancora sciupare litri e litri di inchiostro (o di byte…ndr). Ma quanto ci è costata la nuova consapevolezza è ancora troppo presto per dirlo. Intanto, rinfrancati dalla performance italiana (in fin dei conti l’Italia è la terza economia dell’area euro), Sarkozy e Merkel hanno dato vita a un summit importante in vista delle decisioni di fine settimana: vanno d’amore e d’accordo e vogliono un nuovo trattato europeo che garantisca la stabilità di bilancio. Così lo spread su bund/BTpdecennale è sceso ancora sotto quota 400 a 385 punti base: questo è il vero valore della credibilità. La prova del nove è nelle agenzie del rating. Arrivando sempre al rimorchio della politica, Standard & Poor’s in serata ha approfittato dell’evoluzione positiva della crisi europea per annunciare il prossimo possibile downgrade dei paesi che hanno al tripla A: Germania, Francia, Olanda, Austria, Finlandia e Lussemburgo. Quando si doveva coprire la sufficienza franco-tedesca nei confronti di Italia e Spagna tutti zitti, ora che la strada giusta sembra intrapresa ecco scattare la minaccia del declassamento. Che rimarrà tale: naturalmente tutto dipenderà da come finirà il summit dell’eurozona dell’8 e 9 dicembre, ma a questo punto i governi, fatti fuori gli scomodi e i non allineati, farebbero harakiri a non approvare quanto devono.