Gli stati europei cancelleranno il buffer temporaneo, ma per Siena non basta
di Red
SIENA. Come è di prassi nella borsa, le prese di posizione l’hanno fatta da padrone sui titoli bancari nel venerdì di Borsa. I movimenti in uscita di Caltagirone, di cui abbiamo ampiamente raccontato, non hanno inciso sull’andamento delle contrattazioni, e l’azione MPS ha chiuso con -3,34% a euro 0,2981 in media con gli altri titoli del comparto. Un interessante report di Barclays Capital ci informa che “La maxi asta della Bce dello scorso dicembre ha aiutato a ridurre il rischio di rifinanziamento per le banche italiane, facilitando il costo del funding. Questo potrebbe spingere i ricavi nel breve termine e ridurre la pressione sul deleveraging” e che “una riduzione nei costi di finanziamento possa migliorare il net interest income soprattutto per la banche più piccole, come Ubi Banca e Monte dei Paschi”.
Le aste dei Bot hanno dato ottimi risultati. Sono stati venduti dal Tesoro agli investitori tutti gli undici miliardi di euro programmati di Bot (richieste per 16!). Effetto Soros? Il finanziere non si nascondeva i rischi, evidentemente sono ben calcolati. Tasso medio dei semestrali in calo all’1,969% dal 3,251% dello scorso 28 dicembre: è la prima volta dallo scorso giugno che si scende sotto il 2%, mentre a novembre si era arrivati a un massimo al 6,504% lo scorso novembre. Bot a 12 mesi: tasso del 2,214%. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund decennali scende dopo l’asta a 400 punti base, ai minimi di giornata. Il rendimento del decennale è intorno al 5,87%.
Riflettori puntati sulla Grecia, dove in serata il ministro dell’Economia Venizelos ha rilasciato dichiarazioni ottimiste sulla soluzione della ristrutturazione del debito ellenico che eviterebbe il default del paese. Intanto in Rocca Salimbeni si studia l’iniziativa di Unicredit di riacquisto dei titoli di debito subordinato emessi a suo tempo. Il beneficio in conto capitale per l’istituto milanese sarebbe di 490 milioni. MPS, invece, ha in circolazione 650 milioni di Tier1 e quasi 5 miliardi di Tier 2: ritirarli dal mercato provocherebbe una plusvalenza ante tasse di 581 milioni, al netto 390, riducendo il fabbisogno di liquidità evidenziato dall’Eba.
Rimbalza forte, tra i giornalisti finanziari italiani, la condivisione dell’opinione del Wall Street Journal della probabile nazionalizzazione di banca Monte dei Paschi di Siena. Tramite l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti nel capitale insieme ad altre Fondazioni che renderebbero Palazzo Sansedoni una specie di “primus inter pares”.
Il Consiglio europeo del prossimo lunedì inizierà il percorso che dipende molto dal calo degli spread: fin dal principio il buffer era definito temporaneo. Allora perché nazionalizzare?
Su linkiesta.it Lorenzo Dilena fa una analisi condivisibile. L’ultimo aumento di capitale è stato fatto con una cifra insufficiente alle necessità della banca, e di cponseguenza la banca non è riuscita a rimborsare anzitempo i Tremonti bond, come avevano garantito a tutta la comunità finanziaria mondiale Mussari e Vigni. Ci sarebbero voluti altrettanti quattrini, veri e cash.
In portafoglio ci sarebbero ancora troppi titoli di stato, circa 29 miliardi di euro: 4 volte il patrimonio netto tangibile, un parametro fondamentale per l’equilibrio dell’istituto bancario è stato stravolto per i “piaceri politici” di troppi attori che avrebbero dovuto agire al contrario per salvaguardare l’integrità del Monte. Ma è difficile ora persino privarsi delle rendite di questi BTp: sono circa 500 milioni di utili, mentre nei primi nove mesi la redditività della banca si è fermata a “soli” 303 milioni. Un ritorno sul capitale irrisorio, dunque.
Basterà il taglio del personale che tra le righe ha annunciato Fabrizio Viola ai sindacati? Forse no. Perciò dopo l’altra riunione dell’ 8 febbraio prossimo fra le autorità di vigilanza nazionali che partecipano all’Eba, potrebbe arrivare questo aumento di capitale pilotato da due miliardi che consegnerà la maggioranza al nuovo socio, visto che la Fondazione MPS è out, alle prese con i suoi problemi debitori.