La vecchia guardia della politica non molla

di Red
SIENA. Tokyo aveva lavorato bene nella notte come tutte le borse asiatiche. Poi la politica ha ben pensato di mettere le mani sulla borsa. In effetti, l’avvio era stato discreto, ma l’uscita del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che interpretava anche l’opinione della cancelliera Merkel – secondo cui la soluzione definitiva della crisi europea non arriverà dal prossimo summit Ue in calendario domenica 23 ottobre – ha girato i mercati dell’Europa al ribasso. La situazione non poteva migliorare con l’uscita dei dati statunitensi sulla produzione industriale Usa, seppur in linea con le attese, né con l’apertura positiva di Wall Street. Il Ftse Mib ha terminato le contrattazioni a quota 15.914 punti in calo del 2,30%. Che dire di simile sprovvedutezza? Chi darà la colpa alle agenzie di rating che, prudentemente, si tengono fuori dalla tenzone e pontificano a tempo scaduto? Sembra che i politici non capiscano appieno l’influenza che hanno le loro affermazioni sull’andamento dei mercati in questa congiuntura. Forse Schaeuble avrà parlato ai propri elettori, ma stasera neanche loro saranno contenti del risultato raggiunto.
E il comparto bancario è andato in profondo rosso, con titoli sospesi per eccesso di ribasso. Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno ceduto rispettivamente il 5,32% a 1,229 euro e il 6,12% a 0,89 euro. MPS ha perso il -3,25% a euro 0,395. La performance negativa degli istituti di credito ha dato fiato al presidente Abi che oggi si trovava a Milano, alla presentazione del libro “Basilea zero” e non a Siena a sostenere Vigni nell’impari lotta contro la trimestrale, ai cui utili è rimasto a credere ciecamente soltanto il presidente della Fondazione Mancini. Giuseppe Mussari insiste sulla discontinuità “Va bene il fondo salva-stati, vanno bene gli eurobond, va bene tutto. Tuttavia, la soluzione del problema non è solo fuori ma è anche dentro. Non bisogna perdere di vista la questione. Serve una forte discontinuità o facciamo il gioco del cerino”. E continua: “Noi stiamo passando il cerino alla generazione successiva. Non vorrei che quella nuova pensasse di passarlo a quella dopo ancora, anche perché alla fine il cerino si esaurisce”. Avendo ben presente la congrega di settantenni che pontificava venerdì scorso al convegno in Valdichiana, settantenni che non mollano la poltrona, ci aspettiamo che gli Indignati il cerino lo vadano cercando stanza per stanza in Rocca Salimbeni. Ché, se aspettano che qualcuno glielo passi, si saltano generazioni come grilli.
Il presidente di MPS, a riguardo dei report di alcune banche d’affari che suggeriscono ulteriori ricapitalizzazioni per oltre 200 miliardi di euro alle principali banche europee, ha specificato che i rafforzamenti patrimoniali “non sono in vista di Basilea III, ma per via delle perdite sui titoli di Stato. Perdite che non ci saranno, perché l’Italia onorerà fino all’ultimo centesimo”. A sostegno di queste affermazioni è arrivata la stima fatta da Handelsblatt, quotidiano economico tedesco, secondo cui “Le due maggiori economie dell’area euro rischiano di perdere il rating al livello di tripla A”. Si tratta naturalmente di Francia e Germania. E parallelamente il giornale finanziario on line riferisce che “Fitch sarebbe sul punto di declassare sette tra le maggiori banche di investimenti, tra cui la tedesca Deutsche Bank (nonostante abbia svenduto i titoli di stato italiani che aveva in portafoglio, ndr). Il possibile declassamento dei titoli di Stato di Francia e Germania deriverebbe dai costi che i due paesi dovranno sopportare per finanziare i piani di aiuto ai paesi sotto tensione (Grecia, Irlanda e Portogallo”. Ma gli aiuti non servono a evitare le perdite sui titoli di debito che questi paesi sanno già di non poter onorare? Salvando la Grecia, le banche salvano se stesse e la poltrona dei politici. Ovviamente.
Ma forse Fitch ha preso in considerazione più le parole di Christine Lagarde, ed è per questo che va sicura sul declassamento. Il direttore del Fondo Monetario ritiene che solo le attività di banca commerciale al dettaglio devono beneficiare di garanzie da parte dei poteri pubblici. Questo implica che tali attività vengano separate dalle altre attività delle banche, evitando qualsiasi contaminazione. La signora Lagarde ha detto in un’intervista alla radio francese che “La priorità (nelle ricapitalizzazioni, ndr) sarà ricevere capitali dagli azionisti”, solo per extrema ratio si dovrà attuare “una formula collettiva che includa, se necessario, l’intervento dello Stato”. Wall Street è dubbiosa, e termina le contrattazioni alle 22 e 30 ora italiana con un pesante -2,13%: il fondo sovrano della Cina esclude di investire in banche europee per mancanza assoluta di trasparenza, i dati manifatturieri USA hanno indice negativo e il 23 ottobre il vertice della Ue non prenderà una decisione definitiva per risolvere la crisi dei debiti sovrani del vecchio continente.
Ma ci vogliamo o non ci vogliamo salvare?