Lungo processo di risanamento dei conti, obiettivo aumento di capitale
di Red
SIENA. Ambizione 2015. Il 12 aprile 2011, a Milano, Giuseppe Mussari spiegava ai mercati – già attoniti – più o meno le stesse cose che Alessandro Profumo ha spiegato qualche giorno fa (consolidamento, efficientamento, integrazione, joint venture) con maggiori particolari dati dal peggioramento dello scenario rispetto ad un anno prima. L’avvocato di Catanzaro prevedeva un utile netto nel periodo 2011-2015 di due miliardi di euro, dovuti all’azione efficace del piano: sappiamo tutti come è andata a finire la storia italiana, un fallimento totale per il sistema senese. I due miliardi sono stati indovinati, sì, ma non sono utili. Sono “Grilli bond” dello Stato per sostenere il capitale della banca definitivamente cancellato. Adesso si punta a 630 milioni entro il 2015, con uno scenario che vede d’obbligo la discesa dello spread Bund-BTp a 220 punti e una diminuzione consistente dell’arrivo di nuove sofferenze in bilancio. Naturalmente – visto il ridimensionamento dell’istituto con la chiusura di 400 filiali – in un regime di riduzione del volume degli impieghi. Ciò comporta un veloce cambiar pelle che l’elefantiaco sistema dirigenziale senese è tradizionalmente ostico a digerire.
Critiche. Le critiche al piano di Aleardo Pelacchi, segretario Generale di Unità Sindacale Falcri Silcea, vorrebbero evitare “una via a senso unico, cioè quella dei tagli indiscriminati sul personale per risolvere le situazioni di debolezza delle Aziende, poiché questa soluzione, oltre a penalizzare gli incolpevoli lavoratori, è opposta al garantire alla banca un rapido ritorno alla redditività”. Viva è la preoccupazione in Veneto per il marchio padovano e il suo consiglio di amministrazione semi-indipendente: “Riportare la Banca Antonveneta nel perimetro della Capo Gruppo, rischierebbe di perdere un’identità che ha sempre rappresentato un valore assoluto per il suo territorio, dichiarare esternalizzazioni rispetto a non meglio definite attività di back office ed agire unicamente sul versante del taglio dei costi senza indicare le azioni concrete da mettere in atto per l’indispensabile crescita dei ricavi, ci preoccupa particolarmente poiché, oltre a non risolvere i problemi della Banca, aumenta le tensioni tra le lavoratrici ed i lavoratori”. Che poi sarebbero quelli da mandare agli sportelli a vendere polizze assicurative proprie e di Axa.
Errori. Tre gli errori fondamentali fatti da Mussari, Vigni e a cascata dalla Direzione Generale: acquisto di Antonveneta, incapacità di realizzare l’integrazione industriale, trasformazione di MPS da banca retail in hedge fund specializzato in carry trade con i titoli di Stato italiani per cercare facili guadagni. Senza i quali nel 2011 il risultato operativo consolidato di 540 milioni non sarebbe esistito. Ma che ha generato la minusvalenza di 3,267 miliardi che sono stati richiesti dall’Autorità europea Eba. E si dice che, per il suo riconosciuto difetto di non essere un banchiere, Mussari “è riuscito a sbagliare anche la copertura in swap”, come afferma Linkiesta.it, il sito internet di cui uno degli 80 soci è Alessandro Profumo (il quale sostiene la conferma dell’avvocato di Catanzaro alla presidenza Abi).
Axa. E visto che il presidente di Rocca Salimbeni vuole le mani libere per un aumento di capitale da 1 miliardo nel prossimo autunno, la volata all’ingresso di Axa come socio di riferimento a Siena è presto tirata. Giusto le parole di Henri De Castries, Ad dei francesi, di qualche mese fa (febbraio 2012): ”Il nostro mestiere è l’assicurazione, non aumentare la nostra esposizione o la partecipazione nelle banche, in Italia o altrove”.
Ma nel 2011 la compagnia assicurativa ha registrato utili per 4,3 miliardi di euro: queste sì che sono ambizioni.