di Red
SIENA. Una elusione contabile sarebbe all’origine del contenzioso da 2,5 miliardi che si è aperto tra la Bce e la banca MPS con le verifiche contabili chiamate stress test. Secondo quanto scrivono Alfredo Faieta e Luca Piana dell’Espresso, c’è un fantasma che compare di tanto in tanto dentro Rocca Salimbeni, un fantasma chiamato Alexandria. Un fantasma da incubo che custodisce un segreto: “le informazioni necessarie per far capire all’esterno cosa stava succedendo dentro la banca”. Tecnicamente è un derivato, ma definirlo tale anche per il Tandem (che se l’è trovato dopo aprile 2012 in una cassaforte dai contorni poco chiari), rischiava di richiedere una “ricapitalizzazione più cospicua di quella già elevata – 5 miliardi di euro – effettuata la scorsa primavera”. Ma era veramente un segreto fino a tutto il 2012? E chi l’ha nascosto una seconda volta nei prospetti dell’aumento di capitale fasullo del 2014? Il dramma è che stiamo parlando di una società quotata in borsa ma trattata come una impresa semplice, una cosa di famiglia.
Per spiegare cos’è Alexandria si sono spesi fiumi di parole, non c’è bisogno di tornarci su. Il fatto nuovo è la sua occultata contabilizzazione nel bilancio di MPS. L’irregolarità (che la Bce ha sanzionato con il supplemento da 2,5 miliardi), è nel come è stata iscritta la partita. Tra le righe la Banca Centrale Europea la contesta e la condanna. Oltre non va, perché dovrebbe censurare l’operato della vigilanza italiana. Gli ispettori della Banca d’Italia l’avevano già scoperto, il derivato, e descritto nella relazione del 17 aprile 2012. Un anno più tardi Ignazio Visco, governatore, aveva demandato a una commissione presieduta da Giuseppe Vegas la costruzione di un artificio retorico per giustificare l’apposizione della partita in modo da non far emergere i 2 miliardi di “impatto negativo” che ne conseguiva. Tutto questo i sottoscrittori dell’aumento di capitale 2014 non lo hanno saputo. Hanno pensato di investire in una banca in ripresa, come raccontato da Profumo e non in un pozzo di San Patrizio. Cercasi deputato penta stellato che si imbarchi in una denuncia alla competente autorità giudiziaria anche se, vista la portata delle autorità coinvolte, sarebbe subito dirottata a Roma…
Resta da capire con che rigore la Bce abbia verificato il bilancio e di conseguenza approvato il piano industriale del Tandem, che già puzzava di fasullo senza questa ennesima chicca. Se a Bruxelles non sono capaci di fare le pulci a un bilancio scritto da chi non è banchiere c’è da preoccuparsi. Da luglio 2011 a oggi, per sanare le malefatte commesse ci sono voluti sette miliardi di euro (pari alla sopravvalutazione di Antonveneta) e adesso 2,5 per il derivato che voleva nascondere le perdite. Che portata deve avere il reato in Italia per impedire a qualcuno di andarsene beatamente a cavallo?
“Va detto che Bce ed Eba, nei risultati degli stress test, si guardano bene dal dire che il bilancio è scorretto”, chiosano Faieta e Piana. Ma una cortesia scritta in una relazione non nasconde l’essenza del problema: chi avrebbe investito nel Monte se avesse saputo che il prospetto era volutamente artato? Alexandria è un derivato, perché di fatto così lo considera la BCE di Draghi. Quale arma in mano hanno i soci sudamericani di Profumo, ora che nel CdA hanno accesso alla corretta lettura delle carte? Intanto l’Agenzia delle Entrate contesta alla banca 155 milioni di euro di imposte e tasse evase a proposito del famigerato prodotto Chianti Classico. Chissà se, come afferma l’istituto, le ipotesi di rilievo sono destituite di fondamento o c’è un altro regalo in arrivo dal Pozzo di San Patrizio.