E Quaestio pensa di rifarsi (anche) sul Monte
ROMA. Pier Carlo Padoan ha firmato i due decreti ministeriali con il cui il Mef renderà effettivo il salvataggio di Mps. Sono due testi distinti, necessari ad autorizzare l’iniezione di denaro pubblico (che renderà lo Stato primo azionista della banca con una quota di circa il 70% del capitale), e l’operazione di conversione dei bond subordinati, con il rimborso degli obbligazionisti retail.
I decreti passeranno alla registrazione alla Corte dei Conti per essere poi pubblicati in Gazzetta Ufficiale e diventare effettivi al 100 per cento.
Parlando con MF della svalutazione del fondo Atlante 1, l’amministratore delegato di Quaestio Sgr, Paolo Petrignani, ha affermato che “La svalutazione non è stata una decisione, ma un atto contabile che consegue dalla liquidazione coatta amministrativa di Bpvi e Veneto Banca decisa dai regolatori. Se ancora qualche mese fa la valutazione delle due banche era piena di incognite, oggi non ce sono più. Il valore residuale del fondo (circa 800 milioni di euro) deriva invece dall’investimento in npl fatto attraverso Atlante 2”.
Il passaggio successivo riguarda il Monte dei Paschi: “Abbiamo iniziato a lavorare su Mps già nel maggio 2016 – ha ricordato Petrignani – e negli ultimi mesi abbiamo chiuso l’operazione sulle quattro good banks e firmato l’accordo con Siena. In futuro saremo focalizzati totalmente su questo comparto, cambiando nome ad Atlante 2 proprio per segnare il cambio di passo rispetto al passato”.
Sul fronte dei rendimenti npl, Petrignani ha spiegato che “quel 6% era una stima nata nel momento di emergenza in cui è stato creato Atlante. Da un lato avevamo a che fare con asset di difficile valutazione come le due banche venete che avevano un chiaro ammanco di capitale. Dall’altro lato il sistema ci chiedeva di acquistare npl a un prezzo più alto rispetto a quello di mercato. Fatte queste premesse, il 6% ci sembrava il rendimento minimo accettabile, in particolare per gli npl. In futuro però le condizioni potrebbero essere diverse e per gli investimenti in crediti deteriorati potremmo attenderci rendimenti più elevati. Comprare a prezzi irrealistici rispetto al mercato era un problema fin dall’inizio. Nell’ultimo anno le banche italiane sono più disponibili a vendere, anche in scia alle operazioni fatte da Unicredit e Mps , e sono disposte ad accettare prezzi diversi correlati alla qualità dei portafogli. Questo comunque non significa che avremo l’Irr di un fondo di investimento distressed anglosassone: il 10% potrebbe essere un livello accettabile. Peraltro è interessante notare come il graduale miglioramento del ciclo economico si stia traducendo in un aumento del valore medio degli npl. Domanda e offerta a poco a poco si stanno avvicinando”.