Ci attendono ancora tanta crisi economica e rigurgiti di lotte sindacali
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. “Meglio mettere di mezzo la candidatura per la Capitale europea della Cultura che informare i cittadini che la Fondazione sta per scendere sotto la fatidica quota del 51% nella Banca? Nei cui corridoi ci si chiede sempre più spesso se nel prossimo futuro, quando si dovrà chiamare la Direzione Centrale del MPS, si dovrà comporre un numero con prefisso 06. Oppure 02?” (vedi https://www.ilcittadinoonline.it/news/131658/Banca_Mps__l_orgoglio_di_Siena_deve_affrontare_un__mare_in_tempesta_.html). Queste erano le domande che il 27 novembre 2010 ponevamo a noi stessi e ai nostri lettori.
Terrorismo psicologico di Red? Sopravvalutazione delle difficoltà che attendevano la banca? Come tutti, avevamo molte informazioni su come andava evolvendo la situazione politica ed economica italiana e mondiale, e abbiamo cercato delle risposte. Abbiamo raccontato un percorso lungo di avvenimenti cittadini e mondiali che ha interessato sempre molte più persone che, con l’aggravarsi della crisi economica e della crisi della banca, hanno ritenuto sempre più precise e puntuali le nostre notizie e le nostre riflessioni, e ci stanno premiando con record di letture e di commenti agli articoli proposti.
Dopo un anno e mezzo, una stagione elettorale senese, l’imprevedibile caduta di un sindaco ritenuto fra i più potenti d’Italia, il crollo della Fondazione al 36% circa, un aumento di capitale negato e poi male effettuato, ci sentiamo di confermare che fin da allora avevamo letto bene le carte a nostra disposizione: forse non avevamo ancora intuito la romanocentricità preesistente della banca MPS, ma che tutti i discorsi sulla senesità del Monte erano una foglia di fico che nascondeva di tutto e di più era già chiarissimo.
E dai nostri lettori vengono in aiuto particolari, notizie, sfumature che aiutano a meglio compiere il nostro lavoro di dare informazione, che è la vera ricchezza del giornale e dei suoi lettori.
Ora ci troviamo di fronte alle iniziative sindacali che riguardano Banca Intesa: sono stati annunciati scioperi dei dipendenti contro la volontà della loro Direzione generale di chiudere 1000 (mille!) filiali e una serie di altre misure tra cui il taglio del salario attraverso la riduzione delle giornate lavorative (Vedere nel sito www.uilca.it GRUPPO INTESA SANPAOLO: AL VIA LA MOBILITAZIONE pubblicato il 24 maggio scorso). Dando la notizia si farà cupo pessimismo e terrorismo psicologico? O dobbiamo esimerci da scriverla, ritenendo che in Rocca Salimbeni si preparino misure simili e non è bene disturbare il manovratore e inquietare i possibili licenziati?
Riteniamo i sindacalisti nostrani essere già avvertiti dalle loro organizzazioni, ma quanti a Siena siano a conoscenza del comunicato unitario delle delegazioni sindacali di Intesa, non sappiamo dirvelo: probabilmente pochi. Ma la stagione che si andrà a cominciare in autunno sarà segnata, anche nel settore bancario, da scioperi e contrasti. Probabilmente a Siena non ci sarà un’altra manifestazione sindacale senza palco e senza comizio, sotto le finestre del Monte, e probabilmente – ma magari anche no – non ci saranno mai più sindacalisti nel CdA di Rocca Salimbeni.
Dobbiamo rendere conto anche che è assai probabile che l’Eba sia chiamata a rinviare la scadenza dei suoi diktat sui buffer di capitale chiesti alle banche europee (quello del MPS è di 3,2 miliardi di euro). I greci si sono presi molto più tempo di quanto previsto, andranno di nuovo al voto il prossimo 17 giugno e perciò i governanti europei hanno dovuto rinviare le decisioni economico-finanziarie a data successiva. Perché gli scenari di una UE con o senza la Grecia sono così dissimili che non si può prevedere nulla, né l’Eba potrà costringere le banche europee a scelte che potrebbero rivelarsi errate già nel breve periodo. Purtroppo alle parole non seguono i fatti: i discorsi sulla crescita economica si scontrano con la mancata realizzazione delle misure necessarie in campo nazionale i desiderata della Merkel che bloccano le iniziative di Bruxelles e che costeranno care alla Germania al primo rallentamento delle esportazioni nei paesi del Brics.
Dobbiamo aggiornare l’evolversi delle situazioni quotidianamente: tacere serve solo al vecchiume che ci governa e che vuole difendere le poltrone, tanto il conto lo pagano i cittadini.