Dal possibile addio del Tandem al ritorno di Caltagirone...
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di Red
SIENA. Alessandro Profumo è sotto doppio attacco. La perizia della Procura di Roma parla chiaro: il manager genovese dovrebbe restituire 20 dei 40 milioni di euro avuti in liquidazione da Unicredit. Compenso esagerato, avrebbe stabilito il perito all’uopo incaricato. Per inciso il manager, che era stato fatto fuori dai soci della banca per l’altissimo rispetto che Profumo era solito loro portare (se ne sarebbe accorta anche la signora Mansi, poi), non avrebbe aumentato il valore dell’Unicredit sotto la sua gestione: il titolo valeva 7,66 euro nel 2007 e 2,26 nel 2010, è aritmetica semplice. Conseguenza: liquidazione dimezzata, da 40 a 20, e addio fama di grande finanziere. Adesso il nostro presidente, che si era offerto di lavorare gratis per il Monte dei Paschi, come riferito alla Bce, non si potrà più permettere questa generosità e potrebbe essere il vero motivo per cui si scrive in giro delle sue possibili dimissioni. E inatnto tornano indietro anche quelle dell’ad Fabrizio Viola, ieri già in pectore alla BPM, oggi chissà se un nome superato dai veti incrociati che ci sono anche a Milano.
L’altro attacco è il frontale della Consob che vuole avere spiegazioni. Tutto gira intorno a quel parere pro veritate che non sarebbe uscito in Assemblea. “Come intende procedere dopo il parere redatto dal giurista Piergaetano Marchetti su una possibile impugnativa della delibera assemblea, che il 28 dicembre ha bocciato l’aumento da 3 miliardi di euro a gennaio?”, si chiede l’Ansa di stamattina. Un delicato affaire che agita la galassia politica intorno a Rocca Salimbeni per gli effetti dirompenti che potrebbe avere una azione di responsabilità della banca sul suo declassato – ma pur sempre socio di maggioranza – Fondazione. Interessante notare, a proposito, che il mercato, dall’assemblea a oggi, ha reagito di fronte alla catastrofe annunciata da Profumo risollevando il titolo in Borsa. Non ci prende il dottor Profumo e ci ricorda quello che scrivevamo sulle uscite dei politici. Ogni volta che aprivano bocca, da Tremonti a Ceccuzzi attraverso tutto l’arco costituzionale, il titolo scendeva; quando stavano zitti il titolo recuperava. Mitico l’ex-presidente Mancini: dopo aver detto che attendeva che il titolo arrivasse sopra i 40 centesimi per vendere e pagare i debiti di Palazzo Sansedoni, quei valori non sono stati più toccati.
Cosa spiegherà Profumo alla Consob è materia per il CdA di domani e, poiché pare di essere su “Scherzi a parte”, le dimissioni sembra non le darà nessuno. Però il presidente dovrebbe spiegare a quei pochi che ancora ci credono che la discontinuità nella banca lui non l’ha portata. Discontinuità: parola che, da un po’ di tempo, la politica locale ha abiurato, il fiore all’occhiello di una campagna elettorale che è meglio dimenticare, visti i risultati. Non c’è niente da fare, se la sono dimenticata anche perché – a parte il signore di cui Sette ha fatto conoscere il posto dove incontrarlo per chiedergli le spiegazioni – sono tutti al loro posto, tranne quei pochi che dentro la banca dissentivano apertamente (i primi ad andare in pensione anticipata) e quelli che in un modo o nell’altro il posto di lavoro l’hanno perduto o trasformato. Mentre già le udienze del tribunale vanno per le lunghe: dopo i primi due, ancora un rinvio per difetto di notifica e davvero saremo sicuri che a Siena nulla è cambiato.
Infatti si vocifera anche di un ritorno di fiamma di Caltagirone verso la Rocca…