Mussari interviene due volte, Ed era meglio di no
di Red
SIENA. “Questo non è soltanto il governo delle tasse e del mancato sviluppo. Questo è un governo che, bocciato dalla maggioranza degli italiani, dalla Banca d’Italia, dalla finanza internazionale, dovrebbe avere il buon senso di restituire le chiavi di Palazzo Chigi. Prima di arrecare altri e irreparabili danni al Paese”. Non sono le dichiarazioni odierne di Bersani alla stampa, e nemmeno quelle di Vendola, o di Ferrero. Questo giudizio tranchant fu espresso da Silvio Berlusconi nei confronti dell’ultimo governo Prodi quando, dopo l’insediamento nel maggio 2006, si trovò alla fine dell’estate “downgradato” da Standard & Poor’s per non essere riuscito in pochi mesi balneari a invertire la rotta di cinque anni di berlusconismo spinto. La storia non ci insegna nulla, viene da pensare. Sono passati cinque anni e risiamo a punto a capo e al declassamento. Ma il governo Berlusconi si aggrappa disperatamente alla poltrona, giura di voler portare il paese fuori dai guai, ma nessuno ha capito come (tantomeno i mercati finanziari), e domani il voto sull’arresto del parlamentare Milanese potrebbe dare il colpo mortale all’esecutivo.
Così Piazza Affari chiude in rosso, lo spread torno verso quota 400 e i Cds (credits default swaps, titoli assicurativi contro il rischio default Italia, ndr) volano a quota 522, Standard & Poor’s declassa le banche italiane, sette per la precisione tra cui Intesa e Mediobanca, le banche sussidiarie della galassia Unicredit, Istituto per il Credito Sportivo, Banca Fideuram, Agos-Ducato e Cariparma (di proprietà di Crédit Agricole, messa ancora peggio in Francia). In particolare Mediobanca (di cui la Fondazione MPS detiene l’1,93% del capitale), avendo chiuso il bilancio annuale al 30 giugno 2011 dichiarando -8% di utile netto consolidato, ha dichiarato un Core Tier 1 pari all’11,2% e una distribuzione di dividendo pari a 0,17 euro per azione, ma S&P è stata lo stesso inflessibile. Va bene a Gabriello Mancini, che porterà a casa qualche soldino…
Con fine intuito e tempismo l’illuminato presidente Abi, Giuseppe Mussari, aveva commentato ieri il downgrade del debito sovrano italiano così: “Rischi non ne vedo, poi per alcune banche il rating è stato confermato da poco e non vedo perché cambiarlo. Le banche – ha aggiunto, interpellato a Roma, a margine dell’iniziativa ‘Invito a Palazzo’ – hanno una solidità invidiabile, sono al servizio dell’economia, hanno fatto tutto quello che dovevano fare per patrimonializzarsi”. Vediamo se ci crederanno almeno Fitch e Moody’s alle parole del presidente. MPS rimane fuori dall’elenco di S&P, ma nella corsa al ribasso odierna stacca netto il -1,35% a euro 0,3946. Con ciò possiamo dire che S&P conferma la nostra impressione di ieri che il titolo di Rocca Salimbeni abbia già scontato abbastanza nei mesi precedenti, e non meriti la quotazione attuale, nonostante tutto e tutti. Presenzialista dappertutto tranne che sullo scranno senese, il massimo dirigente Abi è volato a Milano per l’Insurance Day. Dopo mesi di silenzio, ai cronisti che chiedevano se convenisse con la critica al governo Berlusconi fatta dalla Marcegaglia, ha detto: “”e’ un’opinione che rispetto profondamente, ma personalmente non sto in questa logica. Noi facciamo quello che dobbiamo fare, altri facciano quello che devono fare, poi si trarranno le conseguenze”. Politichese perfetto per un posto nel prossimo governo, ma ci chiediamo cosa voglia dire: nel momento di trarre le conseguenze, il default potrebbe essere irreversibile! Salvo poi chiosare, ai cronisti che chiedevano se fosse corretto ipotizzare tempi stretti per una manovra aggiuntiva del governo: “Niente sindrome greca, nella maniera più assoluta. Noi non abbiamo di questi problemi”. Tremonti, toccato (o toccandosi?) ringrazia. Il governo di Atene subito annuncia nuove misure di austerità a cui i sindacati rispondono con l’ennesimo sciopero generale causa 30.000 statali a spasso, e la sensazione di fallimento si fa sempre più intensa.
Nella notte il Federal Open Market Committee negli USA ha deciso le nuove misure da attuare per aiutare la crescita dell’economia statunitense lasciando invariati i tassi d’interesse e lanciando una operazione denominata “Twist” del valore di 400 miliardi di dollari. Moody’s taglia il rating di Bank of America e Citigroup, senza polemizzare col governo Obama. Wall Street ringrazia e porta a casa un bel risultato negativo col Dow Jones che lascia sul terreno il -2,49% che sarà sale sulle ferite delle borse europee giovedì.