17 miliardi di euro dal 2008 ad oggi per mettere in ginocchio la banca

di Red
SIENA. La domanda è semplice: i governi di Francia, Gran Bretagna e Germania hanno stanziato fior di miliardi di euro per salvare le loro banche piene di derivati tossici: come riescono a opporsi alla concessione degli aiuti per banca MPS chiamati Monti bond? E dopo che attraverso la commissione UE lo hanno fatto fino al punto di far modificare una legge appena approvata dal governo Monti, che tutto sembra tranne che lo zerbino dell’Europa, la domanda risulta doppiamente importante. E che in Italia il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha cercato di far passare gli aiuti di Stato per altra cosa, che nel mondo del libero mercato non esiste. Perché viviamo in un paese strano, dove le regole valgono per gli altri, specie se non hanno fantasia nell’interpretarle.
Così fu per il fallimento Alitalia, dove giustamente il Commissario Straordinario Augusto Fantozzi chiese e ottenne una legge speciale per compiere operazioni che, se realizzate da normali curatori fallimentari, li avrebbero condotti dritti in carcere. Così il ministro che quando era in Banca d’Italia non trovò niente da ridire alle pressioni politiche che volevano MPS togliere quanto prima possibile Antonveneta dalle sgrinfie di Emilio Botin, banchiere del Santander e uomo dell’Opus Dei vicino allo Ior (dove si diceva prima dell’estate potesse approdare Giuseppe Mussari se non riconfermato all’Abi), ha forse sbagliato un’altra volta con la banca senese.
Il perché di tanti rigiri intorno al destino di Rocca Salimbeni, impossibilitato dalla massa dei debiti e dei BTp a realizzare una autentica opera di risanamento, rimane un mistero per la stampa nazionale. Panorama lo chiama l’enigma di Siena: “Da cosa è dipeso il crollo del Monte? Sicuramente dal combinato disposto del salasso da 9,5 miliardi di euro deciso nel 2007 per comprare Antonveneta, seguito dalla crisi dei derivati, nel 2008, e da quella del debito sovrano nel 2011. Tre mazzate da far stramazzare un bisonte”. La somma totale delle operazioni espresse da Panorama, compresi i debiti in pancia alla banca padovana (altro mistero glorioso), porta il totale a 17 miliardi di euro almeno. 5 miliardi di aumento capitale nel maggio 2008; 2 miliardi del secondo nel 2011. Asset venduti almeno 2,5 miliardi, debiti contratti (funding) per 2,9 miliardi circa. Così disse Mussari ai mercati, ai sindacati, ai cittadini e alla politica. E mentre alcuni applaudivano, la Borsa rispose bruciando in un sol giorno (7 novembre 2007) un miliardo di euro di capitalizzazione. Erano troppo accecati dalla superbia per coglierne la sfiducia totale in una classe dirigente. Se aggiungiamo 4 miliardi di Monti bond mancano giusto giusto i 600 milioni di riduzione dei costi dei dipendenti della banca per fare 17 (un numero poco augurante, come poi si è rivelato). Non si sa a quale categoria assegnare i milioni di euro che si perderanno con l’operazione Casaforte, quante altre operazioni del genere esistano, ma è una sommatoria di aggiustamenti contabili inventati per tamponare una falla sempre più grossa nella chiglia della nave montepaschina. Vittorio Grilli sa benissimo che il piano di rifinanziamento del Monte era palesemente irregolare, che bisognava ufficializzare la nazionalizzazione della banca e fare operazioni trasparenti nella forma e nella sostanza. Aggiungiamoci inoltre tutte le disastrose operazioni fatte in gestione ordinaria e il cocktail fallimentare è servito.
Ma rimane un dubbio: perché non essere trasparenti? In fin dei conti la banca è in crisi irreversibile, se non si interviene; lo strumento della proprietà dello stato è normale e accettato in tutta Europa, anzi, salvifico e di facile comprensione per il popolo degli elettori. Gli elettori, informati sullo stato reale dei fatti, come avrebbero potuto reagire? E poi, con lo Stato padrone, la gestione personalistica che tutti i commentatori riconoscono essere in mano a un partito, il PD tramite i suoi eletti locali e romani, non si sarebbe più potuta fare. Bersani, intanto, nella sua visita a Siena, ha messo le mani avanti… Parlando a nuora perché suocera intenda.
Ma è necessario salvare l’orticello, senza pietà per nessuno: se ci fosse un’altra spiegazione logica, ve la racconteremmo. Ma si intravede già che alla fine del percorso indicato dal Tandem nominato dalla politica, la banca resterà strumento in mano alla politica. Intanto stamattina si presenta il piano di esternalizzazione delle attività di back office: altro passo mortale da infliggere ai dipendenti tutto sommato incolpevoli. E di conseguenza alla città.