In attesa del Fiscal Cliff USA che potrebbe sconvolgere i conti senesi
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Dopo la consueta pausa natalizia, la Borsa di Milano è tornata al lavoro e, nonostante i volumi di scambio ridotti, ha messo insieme una progressione dello 0,46%. Un risultato che poteva essere migliore, se non fossero giunte notizie che generano incertezza dall’altra parte dell’Oceano. Negli Usa, infatti, Wall Street ha aperto con molta cautela per i timori generati dal mancato accordo sul Fiscal Cliff tra Barack Obama e la maggioranza repubblicana nel Parlamento americano. E i tempi per evitare l’aumento delle tasse e il pericolo della recessione si sono fatti veramente stretti. A Milano fin da subito c’è stata una raffica di acquisti che ha avuto per oggetto Banca Popolare di Milano e Monte dei Paschi (+2,66% a euro 0,2242, best performer). L’asta di metà mattina dei Bot nonostante il leggero incremento del rendimento, non ha avuto impatti sugli indici. L’Ftse Mib, infatti, ha proseguito senza particolari sussulti. Lo spread viaggia a 320 punti base, in rialzo.
Intanto, in preparazione all’assemblea straordinaria del 25 gennaio in Rocca Salimbeni, si affilano armi e concetti. Si dovranno approvare le deleghe per gli aumenti di capitale al servizio dell’eventuale conversione dei Monti bond e dell’eventuale pagamento in azioni degli interessi. Nella relazione del CdA si legge che “Se Mps decidesse di convertire in azioni i Monti Bond che si appresta a ricevere dallo Stato, il prezzo di emissione delle nuove azioni sarà determinato applicando uno sconto del 30% sul prezzo teorico ex aumento (Terp)”, come richiesto dalla Bce e come contemplato dalla normativa in materia di aiuti di Stato “anche allo scopo di offrire allo Stato una ragionevole prospettiva di adeguata remunerazione”. MPS mette in previsione così di pagare gli interessi su questi strumenti fino al dicembre 2013 con Nuovi Strumenti Finanziari (e ciò spiega la delega per 4,5 miliardi). Dagli anni successivi è previsto il pagamento in azioni se la banca non realizzerà utili a sufficienza. Il prezzo delle azioni che si andranno ad emettere per pagare i primi interessi “sarà determinato in funzione della capitalizzazione media della banca nei 10 giorni precedenti il CdA che ha approvato il bilancio, dell’ammontare degli interessi da pagare e del numero di azioni in circolazione”.
Continua a fare eco la presa di posizione di Gabriello Mancini in una intervista al Sole 24 Ore. “Con lo spread BTp-Bund decennali sotto i 200 punti, Rocca Salimbeni sarebbe tra le banche più patrimonializzate del nostro sistema”, ha detto, ripetendo il mantra di Fabrizio Viola della scorsa settimana. Il presidente della Fondazione, inoltre, continua a sposare le tesi di Alessandro Profumo sull’origine dei problemi dell’istituto di credito di cui è socio principale. Ad aver portato MPS a un passo dal fallimento non sarebbe stata tanto l’acquisizione di Antonveneta (pagata 17 miliardi di euro, con annessi e connessi, alla vigilia della grande crisi internazionale), quanto la forte esposizione in BTp (circa 25 miliardi, che hanno scatenato le vendite degli investitori nella fase più dura della crisi relativa ai debiti sovrani). Come potrebbero cambiare idea? In fondo Mancini ha prima subìto e poi sempre approvato l’avventura padovana, e Mussari e Profumo si sono vicendevolmente raccomandati per ottenere le poltrone che occupano. Smentirsi significa dover rinunciare. I problemi derivati dalle conseguenze? Che rimangano ai dipendenti e alla città di Siena.