Trattative serrate per evitare l'aumento di capitale in corso in tutta Europa
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di Red
SIENA. Gli analisti italiani si stanno interrogando da tempo, da quando Mussari e l’Abi sono sembrati allinearsi sulle posizioni di Confindustria e hanno preso le distanze da Tremonti, sul motivo del contendere. E’ certa la cattiva immagine che emana il governo Berlusconi, e starne vicini non è molto gratificante, specie perché i governi passano e le banche restano, ma il problema pare essere altrove. Si vede che la gestione finanziaria dell’economia è in mano a diktat politici: di questi, uno in particolare, del Ministro dell’Economia, non è andato giù ai banchieri tricolori. Con il precipitare della situazione, con Palazzo Chigi inerme a subire le decisioni dell’asse franco-tedesco, a causa proprio della sua mancanza di credibilità, ecco che in un batter d’occhio sono finiti due anni di buoni accordi con Via XX settembre e il commercialista Giulio. Il quale, per motivi di bilancio, non ha mai digerito i contingent convertible bond, una delle novità più studiate dai banchieri mondiali nei manuali di Basilea 3. Si tratta di emissioni che andranno a sostituire le obbligazioni bancarie a seguito di un meccanismo di conversione automatica in azioni qualora il patrimonio dovesse scendere al di sotto di una determinata soglia. In questo modo, dunque, nel caso in cui le perdite di bilancio dovessero superare quella determinata soglia, il capitale bancario si andrebbe a rafforzare automaticamente, evitando la necessità di nuovi salvataggi pubblici. Ovvero le banche italiane stanno studiando come evitare di essere costrette a procedere con consistenti aumenti di capitale, negoziando con le autorità in modo da poter computare nel capitale di base anche quegli strumenti convertibili emessi negli anni scorsi e che invece l’Eba non ha preso in considerazione per il calcolo del Core Tier 1 ratio, a fronte della svalutazione dei titoli sovrani in portafoglio.
L’esempio viene dalla Svizzera. Il 29 aprile scorso, infatti, il consiglio di amministrazione di Credit Suisse li aveva proposti all’assemblea dei soci in sostituzione dell’aumento di capitale, per rafforzare la base patrimoniale della banca in vista dell’adeguamento ai requisiti normativi Basilea 3. Vincere senza combattere alcuna battaglia, visto che il valore dei titoli di stato italiani è talmente opinabile che non si può escludere conservino ancora il valore di facciata. Ovvero, le decisioni dell’asse Merkel-Sarkozy costringerebbero le banche italiane a svalutare gli asset dei BTp, andare in difficoltà patrimoniali, così da dover accettare nuovi partner di maggioranza stranieri, che poi si vedrebbero rivalutati gli stessi titoli che oggi sarebbero una condanna. Complimenti al governo italiano.
Il commissario europeo per il Bilancio Janusz Lewandowski ha parlato in un’audizione di fronte alle commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue di Camera e Senato: “Basilea 3 nel caso italiano è vista come una punizione perché le vostre banche se la sono cavata”, grazie all’atteggiamento poco speculativo. Le banche francesi e tedesche (come quelle inglesi) sono state aiutate con consistenti denari pubblici dopo il fallimento Lehmann Brothers e recentemente hanno speculato sul debito pubblico greco, ma l’Eba ha fatto finta di nulla, a danno nostro. E’ anche per questo che banca MPS considera di vedersi riconosciuto come patrimonio aggiuntivo i 318 milioni del prestito Fresh del 2003, visto che Palazzo Sansedoni si è impegnata a convertirlo in azioni alla fine del 2011. Poi ci sono i 950 milioni del Freshes del 2008, che abbisognano di modifiche regolamentari, ostacolo non insormontabile, per adeguarlo alle regole europee. Allo stesso modo MPS vorrebbe ottenere una riduzione di 1,8 miliardi di euro sul totale calcolato da Eba, visto che la svalutazione dei titoli di stato italiani da loro proposta corrisponde a operazioni di asset swap a copertura del rischio di tasso: detto per i profani, per la banca senese non ci sarebbero perdite su questi titoli nemmeno in caso di default italiano, quindi in quasi due miliardi di rischio, in realtà, non esisterebbero.
Sarà dura convincere le autorità di vigilanza, visto che c’è un problema alla base. La contrarietà di Tremonti. Perché i contingent converible bond pagano il 27% di tasse, invece del 12,5%: la banca che emette questi strumenti non può detrarre gli interessi sulle cedole e questo rappresenta un forte disincentivo al loro utilizzo. Tremonti ha paura di perdere grandi entrate di tasse, ma il treno di Basilea 3 viaggia a gran velocità e – se non si vuole perdere l’opportunità di non svendere i nostri istituti di credito al primo investitore che passa – è bene agire alla svelta. Ci sarà in contemporanea l’esigenza di mettere alla guida della banca senese uomini di provata competenza e di mandare a casa una serie di personaggi politici che, visti i risultati che hanno portato MPS sull’orlo della bancarotta, è meglio che si facciano da parte.
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