Mancini e Mussari sopravviveranno a se stessi nella prossima primavera di nomine al Monte?
di Red
SIENA. Si avvicina a tempi rapidi il momento della nomina del nuovo consiglio di amministrazione della banca MPS. Chi lo nominerà? La vecchia e decrepita Fondazione o i soci che appariranno dopo l’aumento di capitale richiesto dall’Eba? Forse sarà Bassanini a proporre il nuovo presidente di Rocca Salimbeni, dopo aver versato i contanti come Cassa Depositi e Prestiti. A febbraio si dovranno decidere le sorti di Caltagirone, ma se ai condannati è preclusa la presenza in consiglio, il costruttore romano dovrà rimanere ai margini dell’operazione, mentre Axa non ha ancora espressa alcuna opinione né la volontà di giocare in proprio questa partita.
Bassanini in nome della vecchia amicizia di partito (Bassanini con Ceccuzzi furono protagonisti nel 2006 a Roma di una battaglia contro “l’esproprio proprietario” come ebbe a dire e magnificare Gabriello Mancini in un comunicato stampa della Fondazione), terrebbe Mussari a fare il presidente per la terza volta? Comunque nel partito di governo senese ci sarà un rimescolamento di carte, e non è detto che il dominus del MPS debba accontentarsi di traslocare definitivamente a Roma. In che ottica leggere le indiscrezioni, peraltro smentite da Palazzo Sansedoni al Corriere della Sera, che vogliono la Fondazione aver nominato in maniera riservata un head hunter (cacciatore di teste) per sondare possibili candidati alla poltrona di Amministratore Delegato che affianchi Antonio Vigni, reintegrato dalla presenza della delegazione cinese qualche tempo fa alla poltrona di Direttore Generale quando se ne discuteva l’allontanamento, nella conduzione quotidiana della banca. Indiscrezioni che portano il nome di Egon Zehnder International, una azienda di executive search tra le più famose nel mondo. L’articolo 36 della manovra economica firmata dal governo Monti vieta i doppi incarichi nelle aziende di credito e assicurazione. Molti posti si libereranno e dovranno essere occupati da nomi nuovi e la caccia si è fatta veramente “grossa”. Inutile fare ora nomi visto che la questione riguarda molti istituti di credito e assicurativi, come Banca Popolare di Milano e Mediobanca: quelli autorevoli sono pochi.
Così sappiamo che il gruppo di potere che gestisce il Monte dalla nascita della sua Fondazione nel 1995 spera ancora di poter nominare il presidente di Monte Paschi, per cui si vedrebbe costretto a creare questa figura all’interno della banca per dare alla governance un immagine più moderna e “gattopardescamente” rinnovata. Una figura che esisteva già sulla carta ma non era mai stata nominata, forse perché d’impiccio alla gestione personalistica dei “comandanti” evocati pochi giorni fa dal seccato Mancini, che faceva l’ubbidiente e ora non si sa se ha la statura per fare il padrone come l’altisonante titolo di “Presidente della Fondazione MPS” farebbe pensare.
Nel dubbio amletico, potrebbe togliere il disturbo: non c’è bisogno di prove concrete o gesti plateali per spiegare quello che pensa la città della sua capacità di leadership.