Nuova settimana, nuovi scenari mondiali e vecchi problemi
di Red
SIENA. Piazza Affari ha chiuso lo scorso venerdì in leggero rialzo (godendo anche della fiducia accordata dalla Camera al nuovo governo) a +0,23%. Anche lo spread ne ha beneficiato, scendendo a quota 470 punti base. Tra i bancari non ha brillato MPS che ha finito quasi in parità -0,07% a euro 0,283, pur sempre una quota da brividi. Secondo Morgan Stanley, il calo probabile dei Pil italiano nel 2012 “costituisce una minaccia per gli utili delle banche nazionali”, senza pensare che, ad esempio quello di Monte dei Paschi e di Unicredit è già stato azzerato, e senza aspettare nulla. Perciò si conferma il giudizio “underweight” su tanti istituti di credito italiani, tra cui MPS. Certo che dopo la scoperta dell’acqua calda, Morgan Stanley arriva precisa. Dopo le panzane di chi spera in un peggioramento della situazione nel vecchio continente (già si annunciano nuovi attacchi a Francia e Gran Bretagna), ecco che di domenica la Commissione Europea lascia circolare una bozza di documento che dovrebbe far parte di un pacchetto di iniziative anticrisi, che verrà discusso e adottato mercoledì 23. In esso si narra di come verrà sostenuta l’iniziativa di creare gli Eurobond, che con modalità ancora tutte da scrivere dovranno sostituire gradualmente i titoli di stato dei singoli paesi della UE. La Commissione stima che “il solo effetto annuncio potrebbe avere un impatto immediato sulle aspettative dei mercati e allentare la pressione sui Paesi attualmente in difficoltà”. Niente male, se Angela Merkel, la Corte Costituzionale tedesca e gli elettori di quel paese saranno d’accordo. Certamente si dovranno azionare sistemi di controllo e i politici dei paesi più deboli come Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda e Grecia dovranno tenere ben presente che la nascita degli Eurobond non dovrà rallentare la politica di risanamento delle loro economie, altrimenti nel giro di pochissimi anni ci ritroveremmo daccapo.
Oggi la Spagna si è svegliata con un nuovo primo ministro: il Partito Popolare di Mariano Rajoy avrà la maggioranza assoluta al Parlamento spagnolo per fare tutte le riforme necessarie. Un ulteriore tassello di stabilizzazione politica per un mondo di mercato e finanza assolutamente incerto sul da farsi, le cui banche dovrebbero smettere di vendere in perdita titoli di stato italiani e spagnoli: così aggravano solo i loro conti e quelli dell’emittente del debito sovrano, un modo di fare incomprensibile. Mercoledì 23 è anche un giorno importante sull’altra sponda dell’Atlantico. I mercati erano stati scossi dalla possibilità che la lotta accanita fra repubblicani e amministrazione Obama sulla legge per il deficit americano potesse concludersi con il default degli USA. Ora sta per scadere l’accordo che fu fatto questa estate e entro mercoledì si dovrà arrivare a una intesa nella super-commissione che fu creata ad agosto. Dopo aver passato le ultime settimane a spulciare gli asset delle banche europee presenti negli Stati Uniti, ora i problemi si rivoltano contro Wall Street e i suoi istituti finanziari. Pericolo recessione mondiale in vista, perché gli accordi interni tra Obama e il Congresso prevedono una riduzione del deficit automatica per 1.200 miliardi di dollari in 10 anni.