SIENA. Giunto nei pressi della casella 58, per l’ennesima volta di questo gioco dell’Oca che chiameremo il”Gioco del Monte”, Alessandro Profumo tira i dadi dell’accorpamento delle azioni e dell’aumento di capitale e puntualmente va a finire nella casella dello scheletro, che significa che si ricomincia dal via. Ma dopo tre anni di bugie, verità nascoste negli armadi, previsioni finanziarie dilettantistiche di ogni tipo che si potevano raccontare ai mercati e ai cittadini senesi, comincia a esserci qualcuno che ha imparato la solfa e chiama le cose col suo nome.
Davide Serra del Fondo Algebris, per esempio, è uno che l’ha capita e lo spiega a Il Sole 24 Ore. Alla domanda se Algebris coprirà l’eventuale inoptato dell’aumento di capitale, Serra risponde: “La mia risposta è no, assolutamente no”. E il perché sta, per assurdo, nel giudizio assolutamente positivo sull’azione del Tandem nella cura del malato MPS: “Hanno fatto il meglio che potevano fare perché quella è una banca che in qualsiasi altro caso sarebbe stata nazionalizzata”. Probabilmente Davide Serra è un nostro fan a sua insaputa, visto che è da prima dell’aumento di capitale degli ineffabili Mussari e Vigni che lo scriviamo ai quattro venti.
Anche l’augurio di Serra perché l’operazione vada in porto, se letto bene tra le righe, è un’altra stilettata: “Spero che questo aumento di capitale sia sufficiente per mettere la banca in condizioni di stabilità”. Un analista finanziario competente che dai dati del prospetto presentati dalla banca riesce a esprimere un augurio e non condivide non il successo ma nemmeno la fattibilità dell’operazione, è come se avesse detto che c’è troppa fuffa sotto il cielo. Infatti ieri si è registrato un pesantissimo downgrade di Fitch che ha declassato Monte dei Paschi a livello B-, quello dei titoli speculativi a rischio default. Un’altra tegola dopo le indiscrezioni su un possibile aumento di capitale a forte sconto, che ha spinto gli investitori a liberarsi delle azioni della banca. Perché tutti hanno desunto che il lancio dei dadi è andato sulla casella 58, che saranno replicate in toto le condizioni dello scorso anno e nessuno si vuole fare imbrogliare un’altra volta con la prospettiva che il prossimo presidente lanci l’ennesimo aumento di capitale nel 2016.
Per finire l’azionista De Courtois, ovvero la francese Axa, chiosa inevitabilmente sull’aggregazione: “Se c’è un buon progetto industriale una aggregazione la vediamo bene. Alla fine noi siamo azionisti e anche partner industriali della banca e saremo attenti a questi due aspetti. Deve essere un progetto industriale che crea valore per gli azionisti e deve essere un progetto che tutela i nostri interessi”. Già. Solo la nazionalizzazione avrebbe colpito gli interessi di azionisti poco attenti alla scellerata gestione della banca fatta da Mussari ma bene attenti a fare i loro affari attraverso il Monte. Senza l’inghippo della quota in capo al Ministero del Tesoro che dovranno contabilizzare fra poco tempo, se ne sarebbero già andati via da Siena, questo è il fallimento di Profumo. Ci siamo accorti ormai che i vivaci rappresentanti politici della città che hanno permesso, promosso e difeso questa ennesima violenza contro Siena e i suoi cittadini stanno in silenzio, cercando l’oblio delle masse dietro il paravento del “simpatico Valentini”. Chi può fermare lo scempio?