I rappresentanti delle varie siglie hanno commentato la situazione
SIENA. Assemblea sindacale senese in viale Mazzini, con un successo di partecipazione di dipendenti eccezionale, comeeccezionale è la situazione in cui versa MPS e le prospettive negative per i lavoratori. “Lo sciopero è una risposta all’attacco dell’azienda che tenta di riportare indietro lo stato delle relazioni sindacali, riallineandole a quelle delle altre banche”, ha detto Antonio Damiani, responsabile del coordinamento Montepaschi Fisac Cgil, che così legge le decisioni sul personale prese di recente dal consiglio d’amministrazione della banca. Con presenze eccezionali: “a Roma abbiamo dovuto spezzare le assemblee, a Lecce abbiamo avuto una sala piena con 1000 persone, a Bari erano più di 500, a Napoli un teatro pieno, con la presenza anche di quadri direttivi e dirigenti, persone con responsabilità manageriali, segnale che la situazione è percepita per quello che è”, ha aggiunto Damiani. Lo ha fatto nel corso della presentazione della giornata di sciopero di venerdì 16 marzo del gruppo Montepaschi, proclamata da tutte le sigle sindacali, che oggi hanno tenuto una conferenza stampa comune.
“Siamo stati accusati di essere stati silenti nell’operazione Antonveneta – rileva Radi di Fiba Cisl -. Ricordo a tutti che il sindacato nel 2008 plaudì alla crescita dimensionale che consentiva di diventare il terzo gruppo bancario e di questo siamo convinti anche oggi che la scelta strategica era buona, ma ci si dimentica che il sindacato non è nel CdA, non firma contratti; non siamo noi dover vigilare i costi effettivi dell’operazione, se qualcuno ha fatto un contratto senza clausola di salvaguardia e si è trovato costretto a fare due aumenti di capitale, non è colpa di questo tavolo”.
Una manifestazione che si svolge dopo anni di sostanziale pace sindacale e che gli organizzatori prevedono molto numerosa con arrivi da tutto il paese: “L’indignazione non si compra con un piatto di lenticche – ha aggiunto Luca Bianchi di Dircredito -; forse il CdA in scadenza voleva compiacere con questa azione chi entrerà”. Considerazioni quelle del sindacalista della Cgil condivise anche dagli altri suoi colleghi. “L’azienda deve capire che in questo modo non si hanno risultati ma si aumenta lo scontro sociale”, ha precisato.
Da quello che hanno sostenuto i sindacati della banca emergono forti timori per il futuro del gruppo bancario ora in una fase di passaggio. C’è un nuovo direttore generale, Fabrizio Viola, che ha presentato il contestato piano sul personale: secondo Arrigucci di Ugl Credito “l’atteggiamento di Viola è stato autoritario, non ci ha consegnato un minimo di documento o di schema, un progetto per la revisione generale delle spese, si è puntato esclusivamente a ridurre le spese del personale”. Ma c’è anche un CdA da rinnovare (l’assemblea dei soci per decidere il nuovo vertice si terrà il 27 aprile in prima convocazione). E c’è la Fondazione fino da oggi socio di maggioranza della banca, che venderà, per far fronte ai debiti contratti per sostenere l’aumento di capitale della banca, fino al 15,5% del suo pacchetto di azioni della banca. E che tra qualche giorno indicherà i suoi rappresentanti nel CdA. I sindacati inoltre guardano con timore al futuro assetto dirigenziale di Montepaschi. Florindo Pucci della Fabi si dice preoccupato dell’ ipotesi Profumo alla presidenza della Banca, “essendo quello che in passato ha rappresentato i modi più duri nel confronti con il sindacato”. I sindacalisti hanno risposto anche a chi li sta criticando per il fatto di non essere stati attenti in questi anni quando stavano emergendo problemi nella banca. “Un’accusa che non ci tocca – ha replicato Carlo Magni della Uilca — Noi abbiamo interpretato sempre il ruolo di contrattare accordi economici e normativi. Non possiamo certo essere artefici delle scelte industriali ma controllare”. Per questo dai sindacati arriva anche una richiesta di discontinuità nella dirigenza.”Perchè se si sbaglia – ha chiosato Pucci – si sbaglia tutti insieme e non solo un direttore generale”.
“Siamo stati accusati di essere stati silenti nell’operazione Antonveneta – rileva Radi di Fiba Cisl -. Ricordo a tutti che il sindacato nel 2008 plaudì alla crescita dimensionale che consentiva di diventare il terzo gruppo bancario e di questo siamo convinti anche oggi che la scelta strategica era buona, ma ci si dimentica che il sindacato non è nel CdA, non firma contratti; non siamo noi dover vigilare i costi effettivi dell’operazione, se qualcuno ha fatto un contratto senza clausola di salvaguardia e si è trovato costretto a fare due aumenti di capitale, non è colpa di questo tavolo”.
Una manifestazione che si svolge dopo anni di sostanziale pace sindacale e che gli organizzatori prevedono molto numerosa con arrivi da tutto il paese: “L’indignazione non si compra con un piatto di lenticche – ha aggiunto Luca Bianchi di Dircredito -; forse il CdA in scadenza voleva compiacere con questa azione chi entrerà”. Considerazioni quelle del sindacalista della Cgil condivise anche dagli altri suoi colleghi. “L’azienda deve capire che in questo modo non si hanno risultati ma si aumenta lo scontro sociale”, ha precisato.
Da quello che hanno sostenuto i sindacati della banca emergono forti timori per il futuro del gruppo bancario ora in una fase di passaggio. C’è un nuovo direttore generale, Fabrizio Viola, che ha presentato il contestato piano sul personale: secondo Arrigucci di Ugl Credito “l’atteggiamento di Viola è stato autoritario, non ci ha consegnato un minimo di documento o di schema, un progetto per la revisione generale delle spese, si è puntato esclusivamente a ridurre le spese del personale”. Ma c’è anche un CdA da rinnovare (l’assemblea dei soci per decidere il nuovo vertice si terrà il 27 aprile in prima convocazione). E c’è la Fondazione fino da oggi socio di maggioranza della banca, che venderà, per far fronte ai debiti contratti per sostenere l’aumento di capitale della banca, fino al 15,5% del suo pacchetto di azioni della banca. E che tra qualche giorno indicherà i suoi rappresentanti nel CdA. I sindacati inoltre guardano con timore al futuro assetto dirigenziale di Montepaschi. Florindo Pucci della Fabi si dice preoccupato dell’ ipotesi Profumo alla presidenza della Banca, “essendo quello che in passato ha rappresentato i modi più duri nel confronti con il sindacato”. I sindacalisti hanno risposto anche a chi li sta criticando per il fatto di non essere stati attenti in questi anni quando stavano emergendo problemi nella banca. “Un’accusa che non ci tocca – ha replicato Carlo Magni della Uilca — Noi abbiamo interpretato sempre il ruolo di contrattare accordi economici e normativi. Non possiamo certo essere artefici delle scelte industriali ma controllare”. Per questo dai sindacati arriva anche una richiesta di discontinuità nella dirigenza.”Perchè se si sbaglia – ha chiosato Pucci – si sbaglia tutti insieme e non solo un direttore generale”.