Le dichiarazioni di Profumo e Mancini danno fiato a un mercato asfittico
di Red
SIENA. La Consob indaga. In poco più di tre sedute è passato di mano l’11% del capitale MPS in borsa e l’ente vuole sapere se qualche investitore abbia trattenuto nel suo portafoglio più del 2% (che va dichiarato), nel gioco al rialzo innescato dalle parole di Profumo sulla Fondazione. Niente di nuovo, niente che non si sapesse su Palazzo Sansedoni, ma capace di accendere i riflettori di una Piazza affari al piccolo trotto ormai dall’inizio di agosto. Le perdite di mercoledì segnalano che il rally è già finito? Se è vero ne avremo conferma oggi, a bocce ferme. Ampio risalto ha avuto la notizia che Gabriello Mancini abbia confermato l’ulteriore discesa di Palazzo Sansedoni nell’azionariato della banca come “suggerito” dal presidente del Monte, evidentemente a conoscenza che tra le consegne avute dal predecessore c’era anche il potere di controllo e condizionamento della Deputazione al gran completo. Altro fieno per la Borsa? Certo è che il titolo è ampiamente sottovalutato: di fronte a una capitalizzazione di borsa di 2,8 miliardi di euro, la patrimonializzazione reale è di 10 miliardi. Ma MPS è una azienda particolare, con un socio nominale al 36,5% di capitale, che ha un accordo con i creditori di vendere quanto prima un pacchetto del 4% circa non eseguito per scarso valore del titolo. Inutile vendere se non si raggranella la somma necessaria per pagare i debiti, tanto le azioni non fuggono. Socio con diritto di veto in Assemblea Straordinaria e che gode della limitazione al 4% di voto degli altri soci in Assembea: se la Fondazione non molla la presa, nessuno può obbligarla. Poi c’è questo ingombrante fornitore di bond, lo Stato italiano, che ha parcheggiato 3,5 miliardi di euro con un rendimento annuo garantito del 10% circa, mentre deve a Rocca Salimbeni circa 26 miliardi di titoli di Stato decennali per lo più (messi in portafoglio da Mussari e Vigni) con un rendimento medio del 4%, sempre circa perché le cifre sono fluttuanti come il mercato.
Nella notte dagli USA è arrivata la notizia che la Fed, attraverso il rapporto della Federal Open Market Committee, stia valutando concreta la possibilità di un nuovo QE, Quantitative Easing, ovvero un allentamento monetario per una economia come quella americana che viene ritenuta in questo momento particolarmente vulnerabile a shock importanti come la crisi del debito europeo o le politiche fiscali interne. Stimolare i mercati senza una ripresa effettiva dell’economia potrebbe rivelarsi un arma a doppio taglio.