Nuovo tonfo in borsa mentre è in corso l'aumento di capitale
di Red
SIENA. Moody’s versus MPS? Semplificativo, ma siccome ci siamo tutti armati di pala e piccone per scavare ancora più a fondo nelle macerie di quella che fu la gloriosa banca senese, dobbiamo registrare ieri (23 giugno) l’imprevista sortita (per gli analisti di Rocca Salimbeni almeno) di Moody’s, la famosa agenzia di rating, che ha deciso di mettere sotto osservazione proprio il rating di lungo termine sul debito di 16 banche italiane, oltre a due istituzioni finanziarie legate allo Stato, alla luce del possibile “downgrade (cambiamento negativo)” sul rating sovrano dell’ Italia annunciato lo scorso 17 giugno. Certo che a Siena delle altre banche ci interessa poco o niente, vista la cura maniacale del nostro “piccolo orticello” incurante nei suoi paludati compromessi politici dell’evolversi della situazione internazionale, la maledetta globalizzazione.
Ma altre banche ci sono, e giù l’elenco: Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Banca Cr Firenze, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mps Capital Services, Banco Popolare Società Cooperativa, Banca Nazionale del Lavoro, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, Banca Popolare Friuladria, Banca Carige, Banca Sella Holding, Cassa di Risparmio di Bolzano-Sudtirol, Cassa di Risparmio di Cesena, Banca Padovana Credito Cooperativo, Cassa Centrale Banca, Cassa Centrale Raiffeisen e Istituto Servizi Mercato Agroalimentare.
Un analogo provvedimento è stato preso da Moody’s nei riguardi di Istituto Servizi Mercato Agroalimentare e Cassa Depositi e Prestiti. Le decisioni di Moody’s sono state comunicate a borsa chiusa dopo le 18, e sono figlie anche dell’ulteriore ribasso del 5,12% a euro 0,5465 proprio il giorno dopo le parole fiduciose del direttore generale Antonio Vigni.
E la causa certa sembra nell’allarme rosso per la stabilità finanziaria lanciato mercoledì a mercati chiusi dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che ha ipotizzato un rischio contagio per il sistema creditizio. Per spiegare con parole semplici di cosa stiamo parlando per i lettori meno esperti di borsa, i rating non sono altro che giudizi che agenzie esterne e indipendenti (come Moody’s, Standard & Poor o Fitch) esprimono sulle capacità di un emittente di ripagare il debito contratto con il mercato attraverso strumenti diversi: dalle semplici obbligazioni emesse dal Tesoro (se si tratta di Stati), da aziende o banche, fino ai titoli derivati più complessi (Abs, Mbs e simili) che in alcuni casi sono stati all’origine dell’ultima crisi finanziaria. Contestualmente, agli strumenti e all’emittente si assegna un voto usando le lettere dell’alfabeto: dalla tripla A (il massimo) a scendere fino alla D (di default), che macchia in modo indelebile un debitore insolvente, misurando il diverso grado di affidabilità del soggetto emittente e il corrispondente grado di rischio per l’investitore nel ricevere o meno il denaro impiegato alla naturale scadenza. I mercati lo sanno, e per questo si sono affannati a vendere i titoli bancari, e chiaramente ogni notizia negativa affossa sempre di più la banca senese, uno degli anelli più deboli della catena finanziaria italiana. Forse l’aumento di capitale è stato annunciato e realizzato con leggerezza nel momento giusto per la politica locale impegnata nel voto amministrativo, ma nel momento sbagliato per il mercato dei titoli bancari. Sicuramente avere fatto tutto ciò sei mesi prima sarebbe stato meno oneroso, rischioso e vergognoso per il Monte dei Paschi di Siena… ma a settembre 2010 molti non lo avrebbero accettato.
Ah, per la cronaca, “last but not least” Moody’s è l’agenzia di rating che il 24 giugno 2008, giusto tre anni fa, mise sotto osservazione il rating a lungo termine “A1” di Banca Antonveneta con misteriose “implicazioni positive”. Sappiamo tutti che bidone è stato per la comunità senese, gli azionisti e i dipendenti del Monte l’acquisto e l’incorporazione di Antonveneta: quelle implicazioni positive le stiamo pagando carissimo, peggio dell’uso quotidiano del cilicio. Ma il conto, quando sbaglia, Moody’s non lo paga mai. Fanno parte anche loro del sistema.