di Red
SIENA. Molto trafficato inizio di Vinitaly per i produttori di Brunello, quest’anno: viene da pensare che non ci sia pace tra i filari di sangiovese grosso – il rinomato vitigno che dà vita al Brunello di Montalcino. Inizio trafficato e colmo di chiacchiere. E non si sa se siano più le ragioni di soddisfazione legate al successo mondiale del famoso vino, sempre più applaudito in giro per il mondo, o i motivi di sottile inquietudine dovuti alle notizie che circolano tra una degustazione e un fruscìo di quotidiani, dove si parla di una possibile vendita, o cessione di quote, di Biondi Santi, ovvero della madre di tutti i Brunello.
Notizia o non-notizia, non è dato sapere, perché tutti o quasi gli interessati hanno smentito o fatto lo gnorri. Notizia data maldestramente da qualche foglio locale che, scivolando un po’ ha addirittura titolato scrivendo impropriamente di ‘pignoramento e vendita’.
Nessuno ha ancora però individuato chi potrebbe essere il terzo soggetto – dopo i francesi di Lvmh e il gruppo Prada- Bertelli – interessato a subentrare alla famiglia nel prestigiosissimo Greppo, dove ancora tutto parla di grande tradizione dal passo elegante. Un’ipotesi non campata in aria ci giunge da alcuni esperti che citano la famiglia proprietaria di Colle Massari, che ha da pochi anni acquisito in loco la tenuta Poggio di Sotto, quale possibile pretendente di questa eccellenza territoriale: la vera vetta di Montalcino.
Questa prospettiva ha un po’ appannato altri movimenti nella zona: la cessione dello smagliante Logo Novo a Frescobaldi, da parte dell’imprenditore svizzero Marco Keller; il ritorno sul mercato di Argiano, rimessa in vendita dal recente acquirente brasiliano. Infine la piccola azienda Salicutti, ceduta ai tedeschi.
E non ci si stupisca della presenza di questa piccola realtà, nell’elenco dei movimenti significativi, tra i vigneti ilcinesi; il proprietario di Salicutti si era proprio distinto nelle annose battaglie per il rispetto della tipicità, meritando l’attenzione dei connaisseurs più esigenti, insieme a un manipolo di piccoli produttori appassionati e talentuosi.
Questa è, infatti, la realtà di Montalcino, non c’è solo Biondi Santi: ma il suo patron Franco è stato il punto di riferimento di molti piccoli produttori che, vivendolo come un simbolo, hanno lavorato e fatto grandissimi vini. Viene da domandarsi come si sveglierà questa cittadina, il giorno in cui un banale finanziere, peggio se francioso, dovesse acquisire il lavoro e la sapienza di cotanta famiglia.