Il candidato di "Scelta civica"contro le scelte della Regione
SIENA. Possibile che il “fiore all’occhiello” della sanità toscana, ovvero le ambulanze medicalizzate del 118, diventi, improvvisamente, quella parte di “servizio” che appare superflua e quindi eliminabile? Possibile che la Toscana rinunci ad un piano di emergenza urgenza ormai collaudato – e che cominciava a dare i suoi frutti in termini di vite umane – solo per coprire, o meglio, tentare di coprire deficit prodotti, invece, in altri ambiti e altri settori? Queste sono le domande che si è posto, incontrando medici, infermieri e volontari impegnati sul territorio, il candidato toscano della lista “Scelta Civica – Monti per l’Italia” Alfredo Monaci.
“Dopo il primo incontro con alcuni medici del 118 di Siena – ha detto Monaci – non sono riuscito a togliermi dalla testa i numeri che mi erano stati snocciolati. Il fatto che Siena sia una punta d’eccellenza in questo settore, con una percentuale di mezzi di soccorso medicalizzati più alta che nelle restanti province, mi ha permesso di guardare la questione facendo anche termini di paragone. Questa organizzazione permette di assicurare a tutti i cittadini, in qualunque angolo della provincia si trovino (secondo i principi costituzionali e le indicazioni della legge del 92 che istituisce i sistemi di emergenza territoriale) le stesse possibilità di avere una risposta in situazioni di necessità di soccorso sanitario. Inoltre l’alta professionalità sempre perseguita ha permesso di allestire percorsi specifici per le malattie più gravi, quelle tempo-dipendenti, grazie alla forte collaborazione con reparti dell’azienda Ospedaliera come l’Emodinamica e la Stroke Unit. In caso di infarto del miocardio nella nostra provincia esiste un percorso dedicato che grazie alla diagnosi e terapia precoci permette di iniziare precocemente al letto del malato il trattamento da proseguire poi nel reparto ospedaliero. Questo ha permesso di ridurre sensibilmente la mortalità per infarto acuto (a Siena al 3%, rispetto all’8% della media nazionale).
E, nell’intervento su ictus, anche in questo caso, le percentuali parlano di riduzione della mortalità e della disabilità grazie ad un percorso che permette di individuare sul territorio i pazienti che possono giovarsi di un trattamento che se intrapreso in tempi rapidi permette di sciogliere il trombo che occlude le arterie cerebrali”.
“Non stiamo parlando di numeri vuoti, di bilanci, stiamo parlando di vite umane – ha aggiunto il candidato di Monti – e alla luce di questo è impensabile quanto deciso dalla delibera n. 1235 del 28 dicembre 2013 in cui la Regione Toscana, nella persona dell’Assessore alla Sanità Luigi Marroni, annuncia di voler demolire quanto di buono creato in emergenza territoriale in questi anni”.
Il documento richiamato da Monaci prevede la chiusura di 30 punti medicalizzati in tutta la regione, quindi la “messa a riposo” di 180 medici di emergenza, molti dei quali tenuti per anni sul filo di contratti precari rinnovati di mese in mese. Al posto dei medici, l’intervento d’urgenza dovrebbe essere fatto da infermieri o volontari. Le conseguenze di questo sono facilmente intuibili: i volontari e gli infermieri non possono fare diagnosi ma possono solo trasportare il malato in ospedale. Addio quindi al 35% di “scanso ricovero” che rappresenta il fiore all’occhiello del sistema attuale: pazienti che ricevono a casa un trattamento che permette di evitare il ricovero e soprattutto l’elevato costo che questo comporta.
In via di smantellamento anche le centrali operative provinciali che dovrebbero accorparsi in centrali di area vasta. In via di “pensionamento” anche la guardia medica nelle ore notturne.
“Per non pagare gli stipendi dei medici che adesso operano nel 118 – commenta il candidato alla Camera in Toscana – si rischia di intasare il Pronto Soccorso dei vari ospedali sul territorio. Senza un medico in ambulanza, capace di stabilizzare un paziente – come un infermiere – ma anche di dare indicazioni circa il suo stato, le cure necessità, magari indirizzando direttamente nel reparto specialistico senza pesare sul Pronto Soccorso le spese sanitarie aumenteranno piuttosto che diminuire. Oggi, circa il 30 per cento degli interventi a domicilio del 118 non viene ospedalizzato grazie ad un medico capace di individuare i rischi e stabilire le adeguate necessità. Diversamente, ci saranno molte ospedalizzazioni in più ed un costo sulla società di circa 1000 euro al giorno per paziente ricoverato”.
“La mia convinzione è che su questioni inerenti il benessere della persona non ci possano essere “risparmi” – conclude il candidato di Monti – Occorre certamente pianificare pensando alle spese ma è impensabile modificare un servizio che stava dando i suoi frutti in termini economici, sociali rimodulandolo in modo poco chiaro e poco funzionale e soprattutto, a conti fatti, ugualmente oneroso”.