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SIENA. Le cronache locali ci danno giorno dopo giorno notizia della cronicizzazione della crisi del commercio al dettaglio, di negozi e botteghe che chiudono, di una città che perde identità senza riuscire ad adeguarsi ai tempi che mutano. Indubbiamente la crisi economica ha il suo peso e nonostante i proclami renziani la locomotiva Italia tarda a mettersi in moto. Analogamente Siena, la smart city di Mancuso e Valentini, non riesce ad andare oltre iniziative estemporanee, apparentemente brillanti, che non riescono però ad essere stimolo o volano di sviluppo, con una direzione ed una strategia di crescita.
Di fatto il comparto del commercio è lasciato a sè stesso, senza una progettualità cui dare corso e senza nulla in grado di monitorare quello che avviene in città, sia in positivo che in negativo. Ed è così che il monitoraggio è affidato alle cronache dei giornali o alle denunce di cittadini (singoli o associati) che periodicamente segnalano la chiusura di negozi storici e l’apertura di negozi arabi o cinesi, che indubbiamente evidenziano il mutare di una identità in crisi, ma che altrettanto indubbiamente rispondono ad esigenze di mutamento del mercato.
Certamente sono segnali di un mutamento socioeconomico spontaneo, intervenuto in città dopo che per decenni si è omesso di immaginarne e programmarne lo sviluppo. Insomma niente di particolare, cambiamenti generazionali, culturali e socioeconomici hanno manifestato nuovi bisogni che tali negozi vanno a soddisfare. Che ci piaccia o meno occorre prenderne atto.
Ultimamente, però, nel centro storico della nostra città si sono affacciati negozi che non rispondono a nessun bisogno e a nessuna logica, se non quella di accaparrarsi fondi pregiati in luoghi commercialmente strategici e i cui valori di locazione non sono giustificati da settori di mercato praticamente inconsistenti. Sta di fatto che tali negozi, caratterizzati da un genere di merce di cui non si riesce ad immaginare un diffondersi impetuoso, sono perennemente vuoti e ciononostante continuano a moltiplicarsi facendo sorgere dubbi che solo le autorità istituzionalmente preposte possono chiarire.
In attesa di tali chiarimenti i cittadini continueranno a domandarsi su quale senso abbia, in questa città, continuare ad investire soldi in attività che, dal punto di vista commerciale, non hanno senso alcuno.
Agostino Milani – MOVIMENTO CIVICO SENESE