"Viola e Profumo: due visioni contrastanti della realtà"
E’ evidente che, più che a sensibilità differenti, siamo di fronte a due visioni contrastanti della realtà, che confermano divergenze già rilevate in passato quando uno dichiarò di muoversi nell’ottica di una dimensione regionale, mentre l’altro dichiarava una propria strategia a carattere nazionale. E’ altrettanto evidente che siamo in presenza di divergenze strategiche che influenzano negativamente l’andamento della banca e che potrebbero risolversi in una divaricazione che sarebbe invece auspicabile evitare. Questa pericolosa differenziazione è certamente riconducibile alla differenza dei ruoli ma anche e probabilmente alla natura delle loro nomine, una nata in Banca d’Italia e l’altra per volontà politica di Ceccuzzi il quale rispondeva, si dice, a sollecitazioni romane. Quanto affermano i due biumviri della Banca ci impone anche altre considerazioni.
Intanto per quel che riguarda l’amministratore delegato Viola, presente a Siena dal 12 gennaio 2012, il quale, dopo tutto questo tempo, ha prodotto solo l’ennesimo piano industriale, senza che per la Banca si siano intravisti significativi segni di svolta. Il tempo a disposizione è stato più che sufficiente per dare segnali in tal senso e se ciò non è avvenuto, visto che Viola è unanimemente considerato un tecnico di valore, riterremmo opportuno che lo stesso ce ne chiarisse le motivazioni.
Inquietanti sono invece la parole del Presidente Profumo quando afferma che “L’errore maggiore non è stato l’acquisto di Antonveneta ma l’acquisto di 27 mld di titoli di stato che oggi ci mangiano 5 mld di capitale. Senza questi titoli non avremmo avuto bisogno di supporto pubblico.” Non dimenticando di evidenziare come quando nel 2007 gli fu proposto l’acquisto di Antonveneta ad un prezzo inferiore a quello poi pagato da BMPS, ebbe a rifiutare ritenendo il prezzo troppo elevato.
Ora per quanto riguarda l’acquisto di Antonveneta, anche ipotizzando l’imperizia di un ex Presidente che ha dichiarato pubblicamente come quello non fosse il proprio lavoro, c’è da domandarsi se tutti coloro che hanno gestito l’operazione Antonveneta, ad esclusione degli spagnoli, fossero inesperti. La vicenda impone chiarezza ed è assolutamente condivisibile quanto già richiesto da altri, ovvero che “la Banca renda pubblici gli atti di acquisto di Antonveneta e promuova azione di responsabilità”.
Ancora più inquietante è la vicenda dell’acquisto dei 27 mld di titoli di stato, di cui Profumo sottolinea come comportino un assorbimento pari a 5 mld di capitale e che “Nessuno con i propri soldi li avrebbe comprati.” E’ chiaro a tutti, anche ai più inesperti, che una banca che, per tirare a campare, si fa prestare 1,9 mld di Tremonti- bond non può poi investire una cifra pari a14 volte quella presa in prestito in titoli di stato a scadenza ultradecennale, notoriamente più rischiosi di quelli a breve termine. Anche i più inesperti si domandano se, anche a livello governativo, non esistano organi di vigilanza che controllino la regolarità degli acquisti.
L’inesperienza non è sufficiente a spiegare quello che è successo e siccome non siamo neppure disposti a credere a qualche disturbo mentale, vorremmo che anche in tal caso la banca fornisse ulteriori chiarimenti e assumesse le iniziative necessarie nei confronti di eventuali responsabili.
Agostino Milani – Futuro e Libertà