E’ da segnalare innanzitutto ed in termini positivi come, su una vicenda dove, quotidianamente, tutti dicono la propria e spesso a sproposito, pur se dopo un ritardo troppo prolungato, i nostri biumviri intervengano sostenendo addirittura come il piano di risanamento Focardi-Barretta rappresenti l’unica strada da perseguire.
Il fatto che abbiano impiegato qualche mese a scoprirne la validità, dopo una campagna elettorale piena di veleni e dove per lo più si sono schierati contro lo ”sfascista Focardi”, nonché l’allarme per un possibile commissariamento dell’Ateneo senese, fa pensare che Meloni e Mugnaioli siano talmente terrorizzati dalla prospettiva del commissariamento da proporre loro stessi Focardi come commissario.
Eppure il commissario, indipendentemente dal colore del Governo che lo nomina, dovrebbe costituire una figura terza che interviene al di sopra delle parti e dei clientelismi di vario genere (sindacale o baronale non fa differenza).
Tutti abbiamo compreso come siano stati i favoritismi a rovinare una università dove cattedre inventate per sistemare figli, figliastri e nipoti vari, costano quanto il personale tecnico amministrativo, senza però servire a nulla.
Salvo a togliere visibilità a quei cervelli che, o per mancanza di spazio o per non accettare la connivenza con il sistema delle clientele, abbandonano la città per approdare ad altri lidi, spesso anche all’estero, causando così al territorio un danno che, nel migliore dei casi, ci vorranno generazioni a rimediare.
E’ chiaro che per salvare l’università non bastano i ragionieri, ma ci vuole un progetto strategico di rinnovamento e qualcuno che possa portare avanti il progetto con decisione, senza preoccuparsi delle clientele.
Ed è proprio su questo aspetto che Meloni e Mugnaioli tradiscono i loro timori ed intenzioni affermando “L’obiettivo è spudorato: insediare un commissario “amico degli amici” che gestisca politicamente l’Ateneo nella fase delle elezioni comunali, per tenere sotto scacco i dipendenti e la città”.
Ovvero, siccome loro intendono l’Università come un luogo da gestire politicamente, in senso clientelare, per la conquista ed il controllo del consenso in campagna elettorale, sono terrorizzati dall’idea che ci possa essere qualcuno, anche una figura terza, che non consenta di gestire l’Ateneo come se fosse “cosa loro”.
E così, dopo avere auspicato che la magistratura concluda al più presto le indagini sulle responsabilità di un “buco storico”, dimenticando per altro che la magistratura accerta le responsabilità penali e non quelle politiche e/o morali, i nostri eroi concludono sostenendo la necessità di convocare nuovamente il tavolo interistituzionale per verificare il piano di risanamento.
Dal momento che, come da loro stessi asserito, il piano di risanamento Focardi-Barretta rappresenta l’unica strada da perseguire, per quale motivo convocare un tavolo verificarne la validità.
Non sarà mica che questo tavolo, che non ha prodotto risultati per l’Ateneo, debba servire a cominciare a mettere a punto la gestione politica dell’Ateneo nella fase delle elezioni comunali?
Agostino Milani
consigliere comunale