L'esponente di Fratelli d'Italia: "Ora capisco il perché"
![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/1361454998384.jpg)
SIENA. Egregio Direttore,
Le vicende degli ultimissimi giorni, legate alla presunta connivenza Pd-Pdl su Mps e, più in generale, sulla politica senese, meritano una riflessione più seria di quella che potremmo fare all’epilogo di una chiassosa campagna elettorale.
Credo che, su questo argomento, abbiamo una qualche titolarità per farla, avendoci messo più volte la faccia, appena un anno fa quando fu svolto il congresso provinciale del partito. Sta emergendo in modo chiaro il quadro dei fatti, non solo legati alla vicenda Mps ed all?inchiesta egregiamente condotta dalla Procura di Siena; ciò che oggi si palesa ha un connotato molto “politico” ma non per questo meno grave.
Il Corriere della Sera ha riportato un documento scritto in cui Verdini e Ceccuzzi si sarebbero accordati affinché, in sostanza, il centrodestra rinunziasse al suo ruolo di oppositore in cambio di alcuni favori. Un documento che, in altre parole, suggellerebbe, nero su bianco, un accordo al ribasso proteso al mantenimento dello status quo. Non voglio necessariamente credere che quel documento mostrato dal Corriere della Sera sia vero; voglio anzi credere alle smentite dei due chiamati in causa, Verdini e Ceccuzzi, che lo ritengono un falso materiale. Il punto è che, ancorquando fosse falso, il contenuto sostanziale dell’accordo ha trovato nella realtà politica una ampia concretizzazione.
Benché non avessimo mai avuto la certezza di un accordo Verdini-Ceccuzzi strictu sensu, tuttavia le scelte politiche, bancarie, elettive, dirigenziali del Pdl andavano tutte in un’unica, precisa direzione: la sconfitta sistematica, nonchè la condivisione degli spazi all’interno della Fondazione Mps.
Poco importa, quindi, che quel documento sia vero o falso: sono gli atti politici degli ultimi anni che dimostrano un connubio (consapevole) che ha di fatto permesso alla sinistra di conservare il potere politico e bancario della città.
Sono andato a rileggermi la mozione congressuale che presentammo appena un anno fa al congresso di Bettolle, e con essa anche la rassegna stampa dell’epoca. Noi sostenevamo che il Pdl avrebbe dovuto rinunziare alle nomine, ritirare i suoi membri da Banca e Fondazione, recidere in modo sostanziale il cordone che lo legava alla maggioranza e al “sistema Siena”.
Ci siamo scontrati con gli epigoni di Verdini, i quali invece sostenevamo che il Pdl doveva sedere in ogni poltrona (Banca, Fondazione, ecc.), in nome di una equivocata o malintesa idea di “rappresentanza” della città. Sedersi a quei tavoli, negli anni, ha significato aderire, condividere, e nel peggiore dei casi anche avallare le scelte politiche della maggioranza.
Non sono i profili giudiziari che ci interessano, ma è l’aspetto etico-politico che, oggi come ieri, emerge in tutta la sua gravità. Oggi possiamo affermarlo come esponenti di un partito, Fratelli d’Italia, che si propone di riformare il centrodestra, opponendosi proprio alle logiche che hanno distrutto e reso non credibile l’attuale centrodestra.
Abbiamo provato, senza successo, a sovvertire un modo di ragionare che il Pdl, ed il centrodestra più in generale, aveva fatto proprio. Uno schema deleterio ed esiziale per la città, prima ancora che per chi portava avanti seriamente l’opposizione senza cedimenti.
Per evitare anche soltanto di farci giocare ad armi pari, Verdini si impuntò e decise che il Congresso provinciale si sarebbe celebrato a Bettolle, lontano da Siena, per blindarne il risultato. Oggi, forse più di ieri, capisco il perché.
Francesco Michelotti – Consigliere provinciale Fratelli d’Italia
Le vicende degli ultimissimi giorni, legate alla presunta connivenza Pd-Pdl su Mps e, più in generale, sulla politica senese, meritano una riflessione più seria di quella che potremmo fare all’epilogo di una chiassosa campagna elettorale.
Credo che, su questo argomento, abbiamo una qualche titolarità per farla, avendoci messo più volte la faccia, appena un anno fa quando fu svolto il congresso provinciale del partito. Sta emergendo in modo chiaro il quadro dei fatti, non solo legati alla vicenda Mps ed all?inchiesta egregiamente condotta dalla Procura di Siena; ciò che oggi si palesa ha un connotato molto “politico” ma non per questo meno grave.
Il Corriere della Sera ha riportato un documento scritto in cui Verdini e Ceccuzzi si sarebbero accordati affinché, in sostanza, il centrodestra rinunziasse al suo ruolo di oppositore in cambio di alcuni favori. Un documento che, in altre parole, suggellerebbe, nero su bianco, un accordo al ribasso proteso al mantenimento dello status quo. Non voglio necessariamente credere che quel documento mostrato dal Corriere della Sera sia vero; voglio anzi credere alle smentite dei due chiamati in causa, Verdini e Ceccuzzi, che lo ritengono un falso materiale. Il punto è che, ancorquando fosse falso, il contenuto sostanziale dell’accordo ha trovato nella realtà politica una ampia concretizzazione.
Benché non avessimo mai avuto la certezza di un accordo Verdini-Ceccuzzi strictu sensu, tuttavia le scelte politiche, bancarie, elettive, dirigenziali del Pdl andavano tutte in un’unica, precisa direzione: la sconfitta sistematica, nonchè la condivisione degli spazi all’interno della Fondazione Mps.
Poco importa, quindi, che quel documento sia vero o falso: sono gli atti politici degli ultimi anni che dimostrano un connubio (consapevole) che ha di fatto permesso alla sinistra di conservare il potere politico e bancario della città.
Sono andato a rileggermi la mozione congressuale che presentammo appena un anno fa al congresso di Bettolle, e con essa anche la rassegna stampa dell’epoca. Noi sostenevamo che il Pdl avrebbe dovuto rinunziare alle nomine, ritirare i suoi membri da Banca e Fondazione, recidere in modo sostanziale il cordone che lo legava alla maggioranza e al “sistema Siena”.
Ci siamo scontrati con gli epigoni di Verdini, i quali invece sostenevamo che il Pdl doveva sedere in ogni poltrona (Banca, Fondazione, ecc.), in nome di una equivocata o malintesa idea di “rappresentanza” della città. Sedersi a quei tavoli, negli anni, ha significato aderire, condividere, e nel peggiore dei casi anche avallare le scelte politiche della maggioranza.
Non sono i profili giudiziari che ci interessano, ma è l’aspetto etico-politico che, oggi come ieri, emerge in tutta la sua gravità. Oggi possiamo affermarlo come esponenti di un partito, Fratelli d’Italia, che si propone di riformare il centrodestra, opponendosi proprio alle logiche che hanno distrutto e reso non credibile l’attuale centrodestra.
Abbiamo provato, senza successo, a sovvertire un modo di ragionare che il Pdl, ed il centrodestra più in generale, aveva fatto proprio. Uno schema deleterio ed esiziale per la città, prima ancora che per chi portava avanti seriamente l’opposizione senza cedimenti.
Per evitare anche soltanto di farci giocare ad armi pari, Verdini si impuntò e decise che il Congresso provinciale si sarebbe celebrato a Bettolle, lontano da Siena, per blindarne il risultato. Oggi, forse più di ieri, capisco il perché.
Francesco Michelotti – Consigliere provinciale Fratelli d’Italia