Con tendenza a giudizio negativo per le troppe chiacchiere dei governi
di Red.
SIENA. Ora, dopo l’apertura delle trattative con gli investitori cinesi, possiamo dire che si è disvelata la “catena di S: Antonio mondiale” della finanza. La globalizzazione ci rivela che il fallimento della Grecia e dell’Italia avrebbe ripercussioni sulla solidità del debito pubblico americano finanziato dalla Cina, goloso acquirente dei titoli di stato USA generosamente emessi da Bernanke. Ovvero un default a catena che interessi Francia e Germania vanificherebbe i risultati degli ultimi venti anni di crescita economica del gigante orientale. Vedremo concretamente i passi che seguiranno.
La borsa ne ha tratto linfa positiva per tutta la mattina di martedì, ma l’incertezza poi ha virato in negativo. I politici europei ormai lo sanno che ci vuole un richiamo all’ordine, e hanno confezionato un bel bidone pomeridiano, quando si sono materializzate le prime indiscrezioni relative a un prossimo annuncio congiunto Merkel-Sarkozy sulla crisi greca. Annuncio che poi non c’è stato, ma che, secondo quanto diffuso dalla televisione di stato greca, potrebbe esserci oggi. Ma l’esca è stata sufficiente ai mercati azionari per spingere gli indici al rialzo nel pomeriggio. Il Ftse Mib ha così terminato “in prossimità dei massimi di seduta”, ben spinto dai titoli bancari. Guidati da Banca Popolare di Milano (+8,35% a 1,363 euro), nel giorno del Cda della banca, seguita da Ubi Banca (+8% a 2,376 euro), Unicredit (+7,43% a 0,737 euro), Intesa Sanpaolo (+6,34% a 0,923 euro), Banco Popolare (+5,50% a 1,074 euro). MPS ha terminato le contrattazioni con +4,73% a 0,3856 euro. Per dare sale alla giornata di metà settimana, Moody’s ha comunicato di aver abbassato il giudizio sul debito di due banche francesi, Crédit Agricole e Société Géneral, entrambe con outlook negativo. La terza banca che i rumours mettevano in difficoltà, Bnp Paribas, ha per il momento schivato la bocciatura, ma è sempre sotto rischio downgrade.
Conseguentemente si è rimesso a salire lo spread tra Bund e BTp, come logico. Quindi indirettamente Moody’s, senza attendere il comunicato odierno dei presidenti franco-tedeschi, ha giudicato la notizia una bufala che non sminuirà i rischi delle loro banche per i numerosi titoli di stato greci detenuti in portafoglio.I politici non vogliono capire che la borsa è un affare molto più serio e metodologicamente diverso dal proprio “modus operandi” fatto di promesse, mezze parole, continuo rimescolamento delle carte, interpretazioni fantasiose.
Ma pensiamo ora un poco all’altro “modus operandi”, quello delle agenzie di rating. Nei mesi scorsi, mentre esse si scatenavano contro Spagna e Italia, la situazione creditoria delle banche francesi e tedesche nei confronti della Grecia era identica a oggi. Però solo ora determina il downgrade per gli istituti di credito francesi. Eppure le difficoltà delle banche per rientrare nei parametri di Basilea 3 e non solo sono noti da molto tempo.
Moody’s dimostra di non sapere o di non volere tenere sotto controllo tutta la situazione finanziaria mondiale in contemporanea come sarebbe necessario vista l’attuale globalizzazione: basta un calo dell’occupazione in Australia nel mese di agosto per spingere al ribasso la borsa spagnola piuttosto che quella tedesca. E’ di fatto una guida selettiva alla speculazione piuttosto che un indicatore della realtà finanziaria di aziende e Stati. Oggi cercheremo di capire dove vuole arrivare il governo cinese, che ha mandato in avanscoperta il suo fondo Cic per sostenere la finanza italiana. Un grimaldello importante per ottenere il riconoscimento dello status di potenza economica determinante a livello mondiale, senza dubbio. Brasile ed India, invece, stanno alla finestra ad osservare. Crescita economica, mercati grandi, surplus commerciali. E tanta voglia di salire in serie A. Attendiamo sviluppi.