La politica europea deve prendere le sue decisioni, senza sbagliare
di Red
SIENA. Tre giorni di rialzi consecutivi e tutti a meravigliarsi. Il “rimbalzo” però si potrebbe esaurire alla svelta. Ieri è stato premiato il coraggio di Papandreu di andare dalla Merkel e al Parlamento tedesco pieno di nobili propositi, mentre i suoi concittadini sfilavano per le vie di Atene per protestare contro la patrimoniale da 400 milioni. Il risultato positivo è stato contagioso per tutti i mercati mondiali, che hanno infilato buoni risultati. Pare che gi aiuti alla Grecia arriveranno, sperando che i nuovi sacrifici – chiesti al popolo ellenico dalla politica che ha distrutto l’economia del paese – servano a qualcosa. Ma dobbiamo attendere oggi il voto in Finlandia e giovedì quello del Bundestag per avere l’ampliamento del fondo salva-stati operativo, perciò i mercati rimarranno abbastanza coperti. Ma già l’andamento dello spread con il bund, che stamani è partito intorno ai 370 punti, ci darà l’intonazione per il fine settimana.
Il titolo MPS, nell’andazzo positivo dei bancari, ha chiuso le contrattazioni con +2,45%. Stamattina sono arrivate due buone notizie che porteranno benefici al Tier 1, come si legge in altro articolo. Nella notte, dopo la chiusura delle contrattazioni a Wall Street, le borse asiatiche hanno però cominciato il ripiegamento. Tokyo praticamente alla pari, Shangai e Hong Kong negative. I riflessi sono arrivati in Europa col sole… alle 10 ci si è messo pure Barroso, presidente della Commissione Europea, che ha dichiarato al Parlamento di Strasburgo che il sistema finanziario deve dare il suo contributo (finalmente!) all’uscita della crisi e che quindi la Tobin Tax (tassa sulle transazioni finanziarie) si farà. Si prevedono 55 miliardi di ricavi di gettito annuali. E si farà anche una legge di regolamentazione delle agenzie di rating, sempre colpevolizzate e sempre in ritardo nel “leggere” l’evoluzione dei mercati. Per concludere Barroso ha chiosato: “La crisi in Europa non è economica ma politica”. Sai la novità, se solo se ne fossero accorti quando gli veniva loro detto, ci saremmo risparmiati mesi di balletti sulle manovre economiche: alla fine il posto lo avrà rimesso solo Zapatero, che sembra l’unico a cui sia importato qualcosa del suo paese.
Tremonti non si smentisce e lascia trapelare l’informazione secondo cui starebbe preparando un piano di dismissioni del patrimonio pubblico per raggranellare 200 miliardi di euro. Le partecipazioni dello Stato sono 5.512 (fonte censimento Ministero del Tesoro), tra dirette e indirette: caserme, aziende, spiagge, assicurazione, tutti i campi dell’economia vedono la presenza dello Stato. Non ci sembra una grande idea quella di vendere nel pieno della crisi i propri gioielli di famiglia e gli asset che, con una ristrutturazione a costo zero (specialmente limando compensi agli amministratori ed eliminando consulenze esterne), possono dare utili. Soldi ce ne sono pochi in giro e chi li ha cerca di ottimizzare gli acquisti. Per svendere non ci vuole un commercialista finito sulla poltrona di Via XX Settembre, passando dalle colonne del Corriere della Sera. Basta un padre di famiglia disperato e un Banco dei Pegni con pochi peli sullo stomaco.