"É decisivo e urgente dare avvio a processi partecipativi veri e trasparenti, per risvegliare e attrarre quelle energie nuove di cui ha bisogno sia la città che il Pd"
SIENA. Il fallimento dell’esperienza amministrativa del centrodestra cittadino è ormai certificato anche dai sondaggi che collocano il sindaco De Mossi tra i primi cittadini meno apprezzati d’Italia con un trend in forte discesa di consenso rispetto alla sua elezione del 2018. Rispetto a cinque anni fa tanti sono i cambiamenti da affrontare con il peso di importanti condizionamenti geo politici – guerra in Ucraina, pandemia, possibile fine dell’esperienza del governo Draghi – che influiscono anche sullo sviluppo locale. Per rilanciare Siena non basta evocare il cambiamento o speculare sui tanti errori dell’attuale giunta ma è necessario che il centrosinistra sappia indicare una direzione di marcia con obiettivi chiari: dal futuro di Banca Mps, al biotecnopolo, al lancio effettivo della Fondazione Santa Maria della Scala, al sostegno alle due Università, alla tutela e sviluppo del Policlinico Le Scotte dentro un contesto di crisi grave finanziaria della sanità regionale, ad una nuova pianificazione urbanistica. Per queste sfide abbiamo bisogno di un approccio che sia consapevole del momento storico e politico attuale e che non ricalchi schemi perdenti del passato.
Il comunicato stampa del centrosinistra di qualche giorno fa che sancisce, in via definitiva, il superamento delle rovinose divisioni del 2018, causate da forzature e diserzioni, consiste in un importante passo avanti ma non sufficiente. É decisivo e urgente dare avvio a processi partecipativi veri e trasparenti, per risvegliare e attrarre quelle energie nuove di cui ha bisogno sia la città che il Pd, per riaccendere una speranza e riportare la città a sognare e partecipare in modo attivo a questo cruciale appuntamento elettorale. La legge elettorale in vigore dal 1993 non lascia spazio a chi non è in grado di presentare un numero significativo di liste come ai raggruppamenti che non riescono a promuovere liste a carattere cittadino. Sarebbe un errore quindi se, al contrario, si pensasse di fare della lista del Pd una sorta di scialuppa di salvataggio per quelle realtà che non avessero la forza di presentare una lista. In questo quadro le primarie di coalizione, o in subordine di partito qualora non interessino al centrosinistra, rappresentano una grande opportunità per dare più forza a quello che dovrebbe essere un nuovo inizio. Le primarie sono uno strumento fondativo per il Pd al quale tutti gli statuti fanno riferimento quale metodo di selezione della candidatura a sindaco e dal quale si può derogare solo in presenza di un voto qualificato degli organismi dirigenti. Sono l’unico strumento che possa dare un vero slancio, accendere passioni, entusiasmo ed attrarre quelle forze giovani risultate decisive per le vittorie di Verona e di Carrara. Fa sorridere chi teme il carattere divisivo delle primarie perché non si capisce proprio cosa ci sia rimasto da dividere. Non vorremmo che “aria nuova” rimanesse l’ennesimo vuoto slogan, “aria nuova” per noi significa coraggio di percorrere nuove strade, di ascoltare la voce delle cittadine e cittadini, non chiudendosi in stanze elitarie e circoli ristretti a produrre documenti autoreferenziali e lontani dalla realtà e dalla vita delle persone, significa metterci la faccia davvero, essere pronti ad un ascolto attivo ed esporsi anche a forti critiche, lavorare per riconquistare la fiducia delle persone, valorizzare le idee e i talenti presenti nella città inserendoli in un percorso partecipativo e deliberativo reale dove tutti insieme si possa arrivare a produrre un’ idea di città sostenibile, inclusiva, culturalmente socialmente ed economicamente viva e attiva.
Giulia Mazzarelli (Pd)