SIENA. "Mps, via alla maxi-asta da un miliardo per le filiali": è questo il titolo che oggi (8 agosto) apriva la pagina 35 del quotidiano "Il Sole 24 Ore".
Il gruppo Monte dei Paschi di Siena ha indetto un'asta per la vendita di 150 filiali, come richiesto dall'Autorità Antitrust.
Gli sportelli che verranno ceduti si trovano quasi tutti in Toscana (circa 100) mentre 20 si trovano in Roma e provincia e le restanti 30 nelle regioni di Lombardia, Piemonte e Umbria.
Il marchio in vendita è quello di Banca Toscana per 120 sportelli e di Antonveneta per i restanti 30.
Base d'asta: un miliardo di euro.
"L'iter della cessione – si legge nell'articolo del quotidiano degli industriali – decisivo per il recupero dei ratios patrimoniali dopo il maxi-investimento per Antonveneta, è seguito passo dopo passo dal vicedirettore generale Nicola Romito con la supervisione del direttore generale Antonio Vigni".
Le pubbliche manifestazioni di interesse sono giunte, fino ad oggi, dall'inglese Barclays e dalle italiane Uci e Credem. Il Sole 24 Ore cita anche la costituzione di una cordata di istituti di piccole e medie dimensioni, banche popolari e casse di risparmio. Ancora nomi: le due banche francesi Bnp Paribas e Credit Agricole. Infine, Unicredit, ma con un grosso dubitativo.
I tempi per la cessione sono decisamente brevi: "entro la prima settimana di settembre – scrive il quotidiano economico – le offerte non vincolanti, entro la fine dello stesso mese le proposte vincolanti. Il closing è previsto tra la fine di ottobre e la metà di novembre".
Insomma, sarebbero in tanti i papabili e molti potranno dirsi soddisfatti di queste ultime notizie. Tutti tranne i dipendenti che lavorano nelle filiali in vendita.
Lo dimostra la nota inviata alla stampa dall'Ugl Credito – Gruppo Monte dei Paschi di Siena. Saputo dell'avvio della maxi-asta, la federazione si pone delle domande e chiede delle garanzie.
La domanda è semplice e se la fanno in tanti: "Per quale motivo la nostra Banca ha acquistato 1000 sportelli Antonveneta pagandoli circa 9 milioni cadauno per poi mettere sul mercato 150 proprie filiali ad un prezzo assai più basso?".
Perchè valutare questi sportelli solo sei milioni e mezzo di euro?
La domanda successiva è: quali e quanti ulteriori sacrifici saranno richiesti ai dipendenti per recuperare tale perdita?
La federazione Ugl si spinge anche nel prevedere l'acquirente conclusivo: la Credem che, a detta dei maggiori osservatori, si muove ormai da tempo proprio "sulle piazze interessate" dall'operazione Mps.
"Infatti – riferisce l'Ugl relativamente ai movimenti della Credem – ha di recente acquisito alcune filiali toscane del Banco Popolare e subito ha stabilito che “le regole le detta il compratore”. Tradotto in soldoni significa che i lavoratori acquisiti non godranno più di gran parte dei trattamenti stabiliti dai precedenti accordi aziendali".
Ed ecco la richiesta: "riteniamo che il Monte debba impegnarsi a salvaguardare i colleghi delle filiali che saranno cedute, tanto più che la grande maggioranza di esse risiede proprio in Toscana, la regione che ha visto nascere e fatto crescere questa Banca. Non è giusto che questi lavoratori corrano il rischio di vedersi decurtate le proprie retribuzioni dopo tutta la disponibilità e la professionalità che hanno messo a disposizione per lo sviluppo e la crescita dell’Azienda. Non se lo meritano".
Z.R.
Il gruppo Monte dei Paschi di Siena ha indetto un'asta per la vendita di 150 filiali, come richiesto dall'Autorità Antitrust.
Gli sportelli che verranno ceduti si trovano quasi tutti in Toscana (circa 100) mentre 20 si trovano in Roma e provincia e le restanti 30 nelle regioni di Lombardia, Piemonte e Umbria.
Il marchio in vendita è quello di Banca Toscana per 120 sportelli e di Antonveneta per i restanti 30.
Base d'asta: un miliardo di euro.
"L'iter della cessione – si legge nell'articolo del quotidiano degli industriali – decisivo per il recupero dei ratios patrimoniali dopo il maxi-investimento per Antonveneta, è seguito passo dopo passo dal vicedirettore generale Nicola Romito con la supervisione del direttore generale Antonio Vigni".
Le pubbliche manifestazioni di interesse sono giunte, fino ad oggi, dall'inglese Barclays e dalle italiane Uci e Credem. Il Sole 24 Ore cita anche la costituzione di una cordata di istituti di piccole e medie dimensioni, banche popolari e casse di risparmio. Ancora nomi: le due banche francesi Bnp Paribas e Credit Agricole. Infine, Unicredit, ma con un grosso dubitativo.
I tempi per la cessione sono decisamente brevi: "entro la prima settimana di settembre – scrive il quotidiano economico – le offerte non vincolanti, entro la fine dello stesso mese le proposte vincolanti. Il closing è previsto tra la fine di ottobre e la metà di novembre".
Insomma, sarebbero in tanti i papabili e molti potranno dirsi soddisfatti di queste ultime notizie. Tutti tranne i dipendenti che lavorano nelle filiali in vendita.
Lo dimostra la nota inviata alla stampa dall'Ugl Credito – Gruppo Monte dei Paschi di Siena. Saputo dell'avvio della maxi-asta, la federazione si pone delle domande e chiede delle garanzie.
La domanda è semplice e se la fanno in tanti: "Per quale motivo la nostra Banca ha acquistato 1000 sportelli Antonveneta pagandoli circa 9 milioni cadauno per poi mettere sul mercato 150 proprie filiali ad un prezzo assai più basso?".
Perchè valutare questi sportelli solo sei milioni e mezzo di euro?
La domanda successiva è: quali e quanti ulteriori sacrifici saranno richiesti ai dipendenti per recuperare tale perdita?
La federazione Ugl si spinge anche nel prevedere l'acquirente conclusivo: la Credem che, a detta dei maggiori osservatori, si muove ormai da tempo proprio "sulle piazze interessate" dall'operazione Mps.
"Infatti – riferisce l'Ugl relativamente ai movimenti della Credem – ha di recente acquisito alcune filiali toscane del Banco Popolare e subito ha stabilito che “le regole le detta il compratore”. Tradotto in soldoni significa che i lavoratori acquisiti non godranno più di gran parte dei trattamenti stabiliti dai precedenti accordi aziendali".
Ed ecco la richiesta: "riteniamo che il Monte debba impegnarsi a salvaguardare i colleghi delle filiali che saranno cedute, tanto più che la grande maggioranza di esse risiede proprio in Toscana, la regione che ha visto nascere e fatto crescere questa Banca. Non è giusto che questi lavoratori corrano il rischio di vedersi decurtate le proprie retribuzioni dopo tutta la disponibilità e la professionalità che hanno messo a disposizione per lo sviluppo e la crescita dell’Azienda. Non se lo meritano".
Z.R.