"La priorità è il futuro di lavoratori, banca e clientela"

SIENA. Dal segretario generale Uilca Massimo Masi riceviamo e pubblichiamo.
“Nella vicenda Monte Paschi di Siena la priorità per la Uilca è, e deve essere, la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori e delle loro famiglie (oltre 28.000), la salvaguardia della clientela (oltre 6.000.000), donne, uomini e imprese, che hanno avuto fiducia nell’istituto, e la difesa della banca (terza del paese).
Di fronte a una situazione estremamente grave e complicata in troppi stanno invece pensando solo a interessi particolaristici e di nessuna lungimiranza. Ci riferiamo a una Fondazione i cui interessi sembrano sempre più in conflitto con quelli della banca e con i suoi obiettivi di ripresa e riordino dei conti. La stessa Fondazione che governa da anni la banca, che ha sempre anteposto la sua posizione dominante a scelte di prospettiva tali da consentire al Monte Paschi di Siena di affrontare le sfide continue e difficili di un mondo economico aperto e globalizzato. La stessa Fondazione sotto la cui egida il Monte dei Paschi di Siena si è ritrovato nell’attuale situazione e con le Procure a indagare su operazioni passate perlomeno opache. Quanto avvenuto nell’assemblea dei soci dello scorso 27 dicembre sembra ripercorrere questo schema e temiamo possa avere analoghi gravi ripercussioni negative sempre sui soliti: lavoratori, clientela e banca.
Ci riferiamo anche a chi con leggerezza parla di possibile nazionalizzazione della banca, dopo non avere condiviso percorsi di salvataggio dell’Azienda e non aver sottoscritto gli ultimi accordi sindacali, che definiscono misure socialmente sostenibili, tutele per l’occupazione, logiche condivise che impediscono azioni unilaterali da parte aziendale penalizzanti per i dipendenti.
Mentre la Uilca e altre sigle sindacali si assumono la responsabilità di scelte necessarie e difficili, benché impopolari, altre Organizzazioni pensano ad alimentare dissenso e paure e sono protagonisti di una continua campagna di disinformazione e offesa verso chi cerca di trovare soluzioni ai problemi. Stupisce e amareggia che fra loro vi sia la Fisac Cgil, la cui natura, storia e presenza nel credito è diametralmente opposta alle posizioni demagogiche che sta assumendo in Monte Paschi di Siena, allineata con chi ha come unica strategia un populismo urlante, che ottiene il solo risultato di lasciare i lavoratori indifesi di fronte all’Azienda.
Noi non stiamo a questo gioco, ci assumiamo le nostre responsabilità e facciamo scelte consapevoli, ma le lavoratrici e i lavoratori non li abbandoniamo per ricercare un po’ di vacua visibilità fine a se stessa. Per questo non comprendiamo chi oggi parla di nazionalizzazione quando non ha condiviso percorsi di salvataggio della banca, peraltro senza accorgersi che il Governo per primo non intende perseguire tale soluzione. Ci riferiamo anche alla politica, al “nuovo che avanza”, che sa tanto di vecchia politica più attenta agli equilibri e agli interessi di bottega, piuttosto che a quelli generali di un paese e di una collettività.
In Mps non è più tempo di populismi e particolarismi, ognuno si assuma le proprie responsabilità e anteponga ai propri gli interessi dei lavoratori e della collettività. Ecco perché, insieme alle altre sigle più rappresentative, abbiamo chiesto un incontro al Ministro
dell’Economia Saccomanni”.
“Nella vicenda Monte Paschi di Siena la priorità per la Uilca è, e deve essere, la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori e delle loro famiglie (oltre 28.000), la salvaguardia della clientela (oltre 6.000.000), donne, uomini e imprese, che hanno avuto fiducia nell’istituto, e la difesa della banca (terza del paese).
Di fronte a una situazione estremamente grave e complicata in troppi stanno invece pensando solo a interessi particolaristici e di nessuna lungimiranza. Ci riferiamo a una Fondazione i cui interessi sembrano sempre più in conflitto con quelli della banca e con i suoi obiettivi di ripresa e riordino dei conti. La stessa Fondazione che governa da anni la banca, che ha sempre anteposto la sua posizione dominante a scelte di prospettiva tali da consentire al Monte Paschi di Siena di affrontare le sfide continue e difficili di un mondo economico aperto e globalizzato. La stessa Fondazione sotto la cui egida il Monte dei Paschi di Siena si è ritrovato nell’attuale situazione e con le Procure a indagare su operazioni passate perlomeno opache. Quanto avvenuto nell’assemblea dei soci dello scorso 27 dicembre sembra ripercorrere questo schema e temiamo possa avere analoghi gravi ripercussioni negative sempre sui soliti: lavoratori, clientela e banca.
Ci riferiamo anche a chi con leggerezza parla di possibile nazionalizzazione della banca, dopo non avere condiviso percorsi di salvataggio dell’Azienda e non aver sottoscritto gli ultimi accordi sindacali, che definiscono misure socialmente sostenibili, tutele per l’occupazione, logiche condivise che impediscono azioni unilaterali da parte aziendale penalizzanti per i dipendenti.
Mentre la Uilca e altre sigle sindacali si assumono la responsabilità di scelte necessarie e difficili, benché impopolari, altre Organizzazioni pensano ad alimentare dissenso e paure e sono protagonisti di una continua campagna di disinformazione e offesa verso chi cerca di trovare soluzioni ai problemi. Stupisce e amareggia che fra loro vi sia la Fisac Cgil, la cui natura, storia e presenza nel credito è diametralmente opposta alle posizioni demagogiche che sta assumendo in Monte Paschi di Siena, allineata con chi ha come unica strategia un populismo urlante, che ottiene il solo risultato di lasciare i lavoratori indifesi di fronte all’Azienda.
Noi non stiamo a questo gioco, ci assumiamo le nostre responsabilità e facciamo scelte consapevoli, ma le lavoratrici e i lavoratori non li abbandoniamo per ricercare un po’ di vacua visibilità fine a se stessa. Per questo non comprendiamo chi oggi parla di nazionalizzazione quando non ha condiviso percorsi di salvataggio della banca, peraltro senza accorgersi che il Governo per primo non intende perseguire tale soluzione. Ci riferiamo anche alla politica, al “nuovo che avanza”, che sa tanto di vecchia politica più attenta agli equilibri e agli interessi di bottega, piuttosto che a quelli generali di un paese e di una collettività.
In Mps non è più tempo di populismi e particolarismi, ognuno si assuma le proprie responsabilità e anteponga ai propri gli interessi dei lavoratori e della collettività. Ecco perché, insieme alle altre sigle più rappresentative, abbiamo chiesto un incontro al Ministro
dell’Economia Saccomanni”.