SIENA. Nei registri delle persone giuridiche delle Prefetture italiane, alla fine del 1999, figuravano iscritte 3.008 fondazioni. Con il patrimonio loro elargito, con atto pubblico o con testamento, siffatte entità giuridiche conseguivano gli scopi fissati dal fondatore nel rispettivo statuto. Il codice civile ne disciplinava il funzionamento. Gli organi di governo curavano prioritariamente la gestione del patrimonio il cui rendimento veniva devoluto alla comunità secondo le indicazioni contenute nell’atto di nascita.
Nel nuovo millennio le Fondazioni sono cresciute a dismisura. Nel 2011 erano già diventate 6.620 e nel 2020 avevano raggiunto le 8.200 unità, dando occupazione a 105.000 addetti. Anche Siena ha partecipato all’espansione di tali istituzioni. Come si spiega l’incessante sviluppo di questi soggetti giuridici? Se si analizza il fenomeno e si prescinde dall’esame delle cosiddette fondazioni speciali (quelle bancarie, lirico-sinfoniche e universitarie) si può constare che in questo terzo millennio sono cambiati alcuni presupposti e lineamenti caratteristici delle classiche fondazioni.
I nuovi fondatori non sono più persone private, mecenati che mettono a disposizione dell’istituzione una parte o tutto il proprio patrimonio per beneficare il prossimo e sostenere i bisogni della comunità. Oggi sono prevalentemente i soggetti pubblici (e in misura ridotta privati) che danno vita a Fondazioni operative per stimolare, sostenere o gestire alcuni settori della vita pubblica (sanità, filantropia, assistenza sociale, volontariato, cultura, istruzione, ricerca). E il patrimonio chi lo mette a disposizione? Salvo rare eccezioni sono ovviamente i soggetti pubblici quelli che al momento della costituzione destinano risorse mobiliari e immobiliari idonee e conseguire gli scopi statutari. Nella fase della successiva gestione l’entrate annuali derivano dai contributi statali, regionali e comunali e solo in minima quota da qualche soggetto privato, da sottoscrizioni e da qualche sponsorizzazione.
Il profilo delle nuove fondazioni rivela che esse, oltre ad essere private ed autonome, prive di scopo di lucro e con funzione sociale sono diventate strumento di governo, articolazione del potere e centri di spesa sostanzialmente pubblica. La politica, ha dunque affiancato alle tradizionali strutture amministrative una nuova burocrazia privata per meglio conseguire, almeno nelle intenzioni, alcuni obiettivi programmatici.
La nomina degli organi di gestione di ciascuna fondazione (presidente, consiglio di amministrazione, revisori ecc.) è sempre una ghiotta occasione per i partiti per sistemare amici di cordata e quindi sono anche cresciuti i rischi di clientelismo. Spesso il funzionamento e la gestione dell’istituzione comportano notevoli oneri in rapporto agli investimenti, alle attività promosse ed ai risultati conseguiti da ciascuna fondazione. Insomma accanto alle vecchie e nuove benemerite entità che offrono alla comunità encomiabili e qualificati interventi per innalzare il livello civile, sociale e culturale della popolazione, non è raro accertare la presenza di inutili carrozzoni che concorrono ad accrescere la spesa corrente e con essa il debito pubblico nazionale che ormai sta raggiungendo i 3.000 miliardi di euro.
Enzo Martinelli