Il plurale di Goffredo Bettini e il singolare di Matteo Renzi
SIENA. A vederlo in fotografia sembra la controfigura di Aldo Fabrizi indaffarato davanti a un piatto di spaghetti alla carbonara. Invece è Goffredo Bettini, il vate del Partito Democratico, il filosofo della sinistra “che verrà”, il Battista dei segretari che via via si alternano alla guida del partito del Nazzareno. Lui rivendica sempre il ruolo di ispiratore della linea politica del PD. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera il 1° agosto 2024 disse: “10 anni fa ho usato il termine campo largo”. Insomma Bettini precorre i tempi, prevede il futuro, non quello cosmico, ma solo quello della sinistra politica italiana. In questi tempi si dedica a riempire di contenuti il termine “plurale” usato, insieme ad altri aggettivi, per identificare il Partito Democratico.
Da Walter Veltroni in poi il PD si considera “plurale” perché associa uomini e donne, giovani e vecchi, poveri e ricchi, ebrei e mussulmani, cattolici ed atei, intellettuali e analfabeti, preti e massoni, animalisti e contradaioli di Siena, insomma tutte le persone purché animate dall’antifascismo e dalla volontà di fare il bene del “popolo”. Tra i soci in passato figurava anche Matteo Renzi, sindaco di Firenze, che di quel Partito divenne anche segretario. Le vicende successive le conoscono tutti ed è inutile qui rinvangarle. Oggi il Matteo fiorentino, in pista nazionale con un suo personale partito, abbandonato da molti elettori, ha deciso di aggregarsi, col ruolo di ala destra, alla compagnia del “campo largo” ipotizzata da Bettini, per contrastare, alle prossime elezioni, la maggioranza parlamentare che governa l’Italia.
La fascia sinistra del campo largo, da sempre è coperta dai cespugli capeggiati da Fratoianni e Bonelli, i quali però convergono con Renzi soltanto nell’addossare a Salvini la responsabilità del ritardo dei treni. Per tutto il resto le posizioni degli “esterni” dell’ipotizzata coalizione facente capo al PD, sono opposte e non mediabili. Matteo ha scritto la legge sul Job e Fratoianni chiede il referendum per abolirla. Idem per la legge relativa alla valutazione del merito nella scuola. Inconciliabili i pronunciamenti delle due parti sulla politica estera (armi all’Ucraina, Palestina), sulle “garanzie” giudiziarie, sulle riforme istituzionali, fiscali (la patrimoniale), insomma su tutti i temi che dovrebbero costituire il programma della coalizione. Ma su tali questioni qual è la posizione del PD plurale? Bettini “riflette”, ma non si pronuncia. Sa che se il PD sceglie, si divide e rischia una nuova scissione.
E allora il campo largo non si farà? Certamente no a livello nazionale. In Toscana invece, le tematiche generali della filosofia politica sono già state ampiamente trattate secoli addietro da Nicolò Machiavelli, e siccome le elezioni regionali riguardano più che astratte teorie, la concreta amministrazione e la divisione dei posti di governo, il campo largo sicuramente si farà. Anche a Siena sono in corso studi preliminari. La coerenza in fin dei conti non è una categoria politica.
Eppoi il primum vivere deinde philosofhari è una necessità per il PD, ma anche per Renzi.
Enzo Martinelli