Il capolista di Per Corradi sindaco analizza la situazione nazionale si si sofferma a parlare di quella senese
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Claudio Martelli non ci pensa neppure a fare un passo indietro. Non accetta mediazioni e punta dritto verso un preciso obiettivo: abbattere il “Sistema Siena” da lui ribattezzato “dittatura”. Un parola che, al suo esordio senese, fu giudicata eccessiva, forse forzata ma che, dopo qualche settimana di assidua permanenza e di fitti incontri pre-elettorali, viene oggi archiviata perchè “riduttiva” quasi “un complimento” “perchè ci sono state dittature “illuminate” che sono state meglio di questa senese”.
Ieri (9 maggio) durante il convegno “Comune, democrazia, nuova cittadinanza” l’ex ministro ha continuato a “suonarle”. Ed anzi, è andato oltre, estendendo la sua analisi ad una osservazione nazionale. Ed è dal “generale” che il capolista di Per Corradi sindaco si è mosso nel tracciare il preoccupante “quadro clinico” della democrazia. Una parola difficile da declinare almeno quanto è poi difficile metterla in atto senza distinzioni di sorta, senza eccezioni o esitazioni di comodo.
“La democrazia italiana è in crisi – ha detto Martelli – e lo dimostra la caduta della partecipazione, che riguarda anche gli altri Paesi ma che in Italia si vive in modo più accentuato. Un segnale di ritorno alla partecipazione si legge solo nell’approccio alle nuove tecnologie. Esiste in effetti un abbinamento tra la rete e la partecipazione politica che ha superato anche la televisione generalista”. Anche in questo caso, sottolinea Martelli, questo particolare aspetto non tocca solo l’Italia ma arriva da lontano, dagli Usa e dalla elezione di Obama, come esempio lampante.
“La comunicazione via rete – è destinata a cambiare il volto della nostra democrazia proprio come la carta stampata ha fatto al suo esordio. Da Gutemberg a Google, insomma”.
La “portata rivoluzionaria” della rete si sta misurando nei Paesi del bacino del Mediterraneo e dimostra, senza eccezioni per il momento, la enorme potenzialità della comunicazione che si fa politica partecipata e realmente potente. Una politica democratica e paritaria “perchè in rete non ci sono editori, mediatori, censure e chiunque abbia un computer – ha detto Martelli – ha in mano una buona parte della conoscenza umana messa a sua disposizione”.
“In questa campagna elettorale abbiamo cercato di ricorrere alla rete e al web, in modo libero. Anche gli altri lo hanno fatto, riversando anche in questo nuovo modo di comunicare le vecchie logiche. Le “truppe cammellate” sono state riversate nei social network – ha ironizzato l’ex Ministro di Grazia e Giustizia – ma la democrazia, nonostante queste vecchie logiche, riceverà una sferzata dalla comunicazione in rete”. Ed è una speranza, dal momento che proprio la democrazia “vive una fase critica grave perchè è sovvertita nelle fondamenta da “un aspetto tragico delle recenti leggi elettorali: l’impossibilità per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti che, invece, vengono scelti dalla nomenklatura”.
Dal nazionale al locale in una continuità che rafforza l’immagine di Siena come “chiave di volta” per una analisi severa che possa essere propedeutica di un cambiamento già in atto, di un rinnovamento senza alcun possibile freno. Martelli ha analizzato ieri il “caso Siena” con la stessa nitidezza dedicata alla “questione nazionale”.
“A Siena la crisi democratica ha radici più arcaiche di quelle che si possono vedere a livello nazionale. Qui i media sono asserviti al sistema politico che controlla anche il sistema economico. Tutto è apparentemente democratico: dalle elezioni comunali che determinano anche le nomine in Fondazione e da queste quelle nella banca fino alle partecipate. Questa pseudo democrazia in realtà, di democratico, ha solo l’impulso iniziale che poi si perde. Ho avuto modo di parlare con professionisti esclusi dagli incarichi pubblici perchè non volevano essere sudditi di qualche barone rosso. Siamo, dunque, in presenza di una dittatura burocratica e clientelare”.
Martelli ha portato a supporto della sua analisi dell’ambiente senese – sopratutto della questione legata all’assenza di stampa “libera” – il convegno sulla banca Mps che si è svolto nei giorni scorsi e che ha visto la partecipazione di tecnici e commentatori di livello nazionale. “Abbiamo parlato dei problemi del Monte, tamponanti facendo indebitare la Fondazione che diventerà inevitabilmente più ingenerosa rispetto al passato. Un passato che, analizzato bene, non era neppure tanto generoso, dal momento che, a paragone con altre Fondazioni bancarie d’Italia, più autonome e indipendenti, la Fondazione Mps elargiva di meno al suo territorio di riferimento. Del convegno organizzato dalla coalizione per Corradi nessuno ne ha parlato. Silenzio. Come se fosse un tabù che nessuno può permettersi di rompere”.
Dunque “esiste una dittatura a Siena e sarebbe salutare per la città se riuscissimo a mandarla a riposo per un po’. L’egemonia è durata troppo ed è certo che un potere in putrefazione è pericoloso molto più di ogni altra cosa. Nonostante gli impedimenti, comunque, il messaggio è passato – dice soddisfatto Martelli – quello di un ricambio prudente, moderato così come rappresentato dal nostro candidato sindaco. Un ricambio che possa rinverdire quell’insegnamento senese del “Buon Governo”; che possa risanare i pilastri pubblici dell’amministrazione e al contempo attivare un circuito fresco di iniziativa privata. Questi aspetti, tutti insieme, potranno garantire la rinascita di Siena”.
Una voce non solitaria, che si fa speranza, di un politico di lungo corso che si rimette in gioco definendosi un “nostalgico del futuro”. Di quella visione (e sogno realizzabile) del futuro che animava i giovani fino a qualche decennio fa e che adesso è stata vigliaccamente sottratta, da una cattiva gestione della cosa pubblica, ad un numero imprecisato di generazioni che vivono l’angoscia di non vedere davanti alcun orizzonte, alcuna ideologia, alcun “sogno realizzabile”. Alcun mondo migliore a cui dare il proprio contributo.