I guasti della passata amministrazione continueranno, se resta il PD
SIENA. Da Claudio Martelli, capolista di Per Corradi Sindaco, riceviamo e pubblichiamo.
” Una settimana al voto, la settimana decisiva. Per tutti i senesi che hanno ascoltato gli argomenti delle coalizioni e dei candidati è chiara la posta in gioco: o la continuità al potere di coloro che hanno condotto Siena all’attuale situazione o un nuovo inizio capace di riparare i guasti del mal governo e di far ripartire Siena.
In che consistono i guasti di cui tutti, a Siena, ormai sanno?
Il più grave è il più noto: l’incauto ed astronomico acquisto di Antonveneta ha indebolito ed impoverito il Monte che ha dovuto vendere asset, proprietà, partecipazioni e, mentre vedeva il suo titolo in borsa scendere da 4,5 a 0,80 euro per azione, ha dovuto far ricorso al prestito del Tesoro. Alla fine il Monte ha dovuto fare un primo aumento di capitale raschiando il fondo del barile e invocando la Fondazione. Così, contrariamente a tutte le altre Fondazioni italiane, quella senese ha ulteriormente aumentato la quota del suo capitale investito in azioni del Monte arrivando sino alla cifra record del 90% . Anche la Fondazione ha s-venduto gioielli del suo patrimonio e nessuno sa come potrà far fronte ai suoi doveri statutari: ovvero finanziare opere sociali e culturali.
Basterebbe questo per giustificare il licenziamento dei responsabili. E i responsabili si chiamano Giuseppe Mussari per il la banca Mps e, per la Fondazione Mps, Gabriello Mancini, il quale, alle altre, aggiunge la specifica responsabilità di aver eseguito gli ordini di partito compiendo l’errore fatale di nominare il suddetto Mussari da presidente della Fondazione alla presidenza della banca.
Come mai un oscuro avvocato decisamente non senese in una notte oscura diviene, senza alcuna competenza specifica, prima presidente della Fondazione e poi del terzo gruppo bancario italiano? Lasciamo stare i pettegolezzi, accontentiamoci del fatto indiscutibile che si è trattato di un ordine di partito e di un colossale abbaglio.
Un ordine di partito, cioè di Franco Ceccuzzi, che negli ultimi dieci anni è stato il segretario, prima comunale poi provinciale, del PD. E’ lui il vero regista del disastro senese, quello che ha scelto gli uomini al comando e imposto gli indirizzi amministrativi più importanti.
Su questo non possono esserci dubbi considerate le testimonianze convergenti di tutti gli osservatori, dell’opposizione ed anche dei non pochi dirigenti del PD finiti in minoranza e ai margini o che addirittura hanno lasciato il partito come Laura Vigni e i suoi compagni. Se questo ancora non bastasse dovrebbe fare testo la testimonianza resa da Cenni, nell’ultima seduta di bilancio del Consiglio Comunale. In quella sede il sindaco uscente ha voluto rimarcare, a futura memoria, la sua contrarietà ad almeno alcune delle scelte più gravi dell’amministrazione comunale e della Fondazione.
Quanto all’università è lo stesso Ceccuzzi a riconoscere che è in “dissesto” e quanto all’ospedale è sempre lui che gioca a scaricabarile mettendone sotto accusa l’“autonomia” (sic!), quando tutti sanno che è l’esatto contrario: che all’origine dei guai dell’ospedale ci sono le pressioni dirigistiche e clientelari del partito e cioè per primo dello stesso Ceccuzzi.
Bene, se non altro da adesso in avanti nessuno ci potrà più accusare di denigrare Siena perchè contestiamo il mal governo senese: persino il suo autore ne prende le distanze.
Nel disperato tentativo di accreditarsi come il nuovo, Ceccuzzi invoca discontinuità – da chi? da sé stesso? – e propone una “rivoluzione dolce”, una sua idea di Siena come Disneyland, soldi e posti per tutti, balocchi e divertimenti per giovani disoccupati, persino, forse, una fabbrica: di balle probabilmente.
Non si capisce perché Ceccuzzi voglia infierire su Siena candidandosi a sindaco, non gli basta il disastro che ha combinato? Non gli basta che i suoi uomini abbiano fatto sperpero di denaro come di promesse? Che abbiano reso il Comune di Siena il terzo più indebitato d’Italia? Non gli basta il silenzio dentro le mura e il caos appena fuori? Di cosa sente il bisogno? Di cementificare ancora un po’? Quale smisurato appetito di potere spinge un uomo che del potere ha fatto un uso così dissennato?
Tempo fa mi è capitato di visitare un ricovero per anziani appena dopo Ceccuzzi. Sono rimasto un paio d’ore con Gabriele Corradi a discutere con gli amministratori, bravi e coscienziosi, per conoscere problemi e possibilità alternative ad un doloroso aumento delle rette. Ho chiesto: ”E Ceccuzzi cosa vi ha detto”? “Niente”, mi hanno risposto. “Non ha parlato con noi, ha voluto andare subito nei reparti per stringere mani”. Che sensibilità, che umanità! Ceccuzzi è così: metà funzionario di partito duro e arido, metà candidato genere Cetto La Qualunque.
Un mio amico ha storpiato il più popolare dei proverbi “Chi la fa l’aspetti” in un folgorante “Chi la fa la rifà”. Per favore evitiamo che Ceccuzzi rifaccia da sindaco tutto quel che ha combinato quando era lui a scegliere sindaci, assessori, Presidenti di enti e di Fondazioni. Nemmeno Siena reggerebbe altri dieci anni di questa cura.”.