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SIENA. Rispondendo all’opportuno appello alla responsabilità, sento innanzitutto il dovere, da politico senese, di inviare un sentito ringraziamento ai dipendenti della Banca che in questa difficile situazione sono in prima linea con il compito di informare e rassicurare i clienti. Questa professionalità e questo attaccamento unito ad un patrimonio netto consolidato del gruppo di 10,1 miliardi di euro, ammortizzata Antonveneta ed anche al netto di 2,8 miliari di minusvalenze transitorie sui 27 miliardi di titoli di stato posseduti, costituiscono la solidità del terzo polo bancario italiano.
Detto ciò tutti sanno come sono andate le cose. Chi e come sono avvenute le nomine in MPS e nel Gruppo MPS. Nomine politiche diverse dal passato dove a prevalere era la politica dei contrappesi che imponeva maggiore prudenza. Prima cioè non c’era chi gestiva tutto: c’era una certa maggioranza negli enti locali ma nel contempo una diversa presenza nelle istituzioni del territorio. Poi è avvenuto che la politica ha sempre più interferito nelle scelte economiche così come chi ricopriva ruoli nell’economia ha condizionato sempre di più le scelte politiche. Un circuito che a Siena ha portato la politica a nominare l’economia e l’economia ad influenzare la politica. Tutto ciò in una situazione finanziaria della banca che riversava alla Fondazione ingenti risorse che poi venivano riversate a loro volta sul territorio svolgendo una funzione di forte benessere ed arricchimento generalizzato che favoriva il consenso. Tutto questo circuito era collegato alla maggioranza (che non vuol dire solo PD) che ha da sempre governato Siena e la Toscana. Quindi ogni tentativo di coinvolgimento generalizzato di tutti i partiti è un’operazione strumentale.
E’ vero che tutti hanno votato gli indirizzi della Fondazione ma poi, a mio avviso, non vi è stato un effettivo riscontro ed è mancato in parte il ruolo dell’azionista di riferimento. A Siena pochi hanno avuto il coraggio di dire le cose come stavano. Ed elementi di riflessione c’erano nel bilancio ed erano alla luce del sole. Erano evidenti i 6,5 miliardi di euro di valori di avviamento che non venivano scalati nonostante che fossero successivi all’acquisizione di Antonveneta. Molte volte si è sottolineata l’importanza che i dividendi corrispondessero ad utili e non si elargisse patrimonio. Sia la Fondazione che la Banca hanno avuto una funzione sociale, ma la banca deve fare la banca e ricercare redditività.
Adesso il nodo è politico: come tenere legata al territorio una realtà imprenditoriale che rappresenta oltre il 20% della presenza bancaria in Toscana. Questa è la sfida vera per la politica. Una sfida che potrà essere vinta se ci sarà capacità di interrompere il circuito vizioso tra politica ed economia: ovvero quella serie di lacci e laccioli che hanno legato MPS.
L’altro aspetto riguarda la reinterpretazione del concetto di “legame con il territorio”. Per ragioni oggettive la Fondazione non potrà più essere punto di riferimento per la banca e perderà il suo ruolo di volano economico del territorio. Il suo pacchetto azionario infatti non potrà che diminuire a causa dei debiti contratti e delle possibili diluizioni a fronte di emissione di nuove azioni senza diritto di opzione.
In questo nuovo scenario la Toscana avrà bisogno di una banca forte e il Monte dei Paschi deve continuare a svolgere un ruolo centrale restando ancorata alla sua storia ed alla sua terra.
Claudio Marignani – Consigliere regionale – Coordinatore provinciale PdL Siena
Detto ciò tutti sanno come sono andate le cose. Chi e come sono avvenute le nomine in MPS e nel Gruppo MPS. Nomine politiche diverse dal passato dove a prevalere era la politica dei contrappesi che imponeva maggiore prudenza. Prima cioè non c’era chi gestiva tutto: c’era una certa maggioranza negli enti locali ma nel contempo una diversa presenza nelle istituzioni del territorio. Poi è avvenuto che la politica ha sempre più interferito nelle scelte economiche così come chi ricopriva ruoli nell’economia ha condizionato sempre di più le scelte politiche. Un circuito che a Siena ha portato la politica a nominare l’economia e l’economia ad influenzare la politica. Tutto ciò in una situazione finanziaria della banca che riversava alla Fondazione ingenti risorse che poi venivano riversate a loro volta sul territorio svolgendo una funzione di forte benessere ed arricchimento generalizzato che favoriva il consenso. Tutto questo circuito era collegato alla maggioranza (che non vuol dire solo PD) che ha da sempre governato Siena e la Toscana. Quindi ogni tentativo di coinvolgimento generalizzato di tutti i partiti è un’operazione strumentale.
E’ vero che tutti hanno votato gli indirizzi della Fondazione ma poi, a mio avviso, non vi è stato un effettivo riscontro ed è mancato in parte il ruolo dell’azionista di riferimento. A Siena pochi hanno avuto il coraggio di dire le cose come stavano. Ed elementi di riflessione c’erano nel bilancio ed erano alla luce del sole. Erano evidenti i 6,5 miliardi di euro di valori di avviamento che non venivano scalati nonostante che fossero successivi all’acquisizione di Antonveneta. Molte volte si è sottolineata l’importanza che i dividendi corrispondessero ad utili e non si elargisse patrimonio. Sia la Fondazione che la Banca hanno avuto una funzione sociale, ma la banca deve fare la banca e ricercare redditività.
Adesso il nodo è politico: come tenere legata al territorio una realtà imprenditoriale che rappresenta oltre il 20% della presenza bancaria in Toscana. Questa è la sfida vera per la politica. Una sfida che potrà essere vinta se ci sarà capacità di interrompere il circuito vizioso tra politica ed economia: ovvero quella serie di lacci e laccioli che hanno legato MPS.
L’altro aspetto riguarda la reinterpretazione del concetto di “legame con il territorio”. Per ragioni oggettive la Fondazione non potrà più essere punto di riferimento per la banca e perderà il suo ruolo di volano economico del territorio. Il suo pacchetto azionario infatti non potrà che diminuire a causa dei debiti contratti e delle possibili diluizioni a fronte di emissione di nuove azioni senza diritto di opzione.
In questo nuovo scenario la Toscana avrà bisogno di una banca forte e il Monte dei Paschi deve continuare a svolgere un ruolo centrale restando ancorata alla sua storia ed alla sua terra.
Claudio Marignani – Consigliere regionale – Coordinatore provinciale PdL Siena