La politica irrazionale rallenta la soluzione della crisi governativa
di Red
SIENA. La Borsa lunedì non ha premiato le scelte dell’Italia. Copione già scritto, erano chiari alcuni motivi. La crisi dei mercati non si ferma a Roma, ma prosegue e l’obiettivo si è spostato sulla Francia, che cammina verso la nazionalizzazione di qualche istituto di credito. Inoltre è venuto a mancare il velo che proteggeva la Spagna e l’indice Ibex ha avuto un ribasso del -2,15%. Come avevamo detto domenica, stanno venendo a galla i problemi delle banche tedesche e britanniche, che contabilizzano come attivi centinaia di miliardi di titoli tossici del 2008, perché – diversamente dagli istituti di credito americani – non sono riuscite a toglierseli di dosso in questi tre anni di finanza allegra.
Il videomessaggio domenicale dell’ex-premier, senza tanti giri di parole, dice che “abbiamo i voti, a Monti stacchiamo la spina quando vogliamo”, la peggior affermazione gattopardesca che si poteva trovare per annullare tutti i benefici della svolta, che allo stato attuale risulta solo annunciata. Il discorso è stato chiaramente percepito come delegittimazione preventiva dell’economista, gli analisti di borsa italiani hanno riferito ai mercati e la punizione è arrivata immediata: FTSE Mib a -1,99%, dopo che al mattino l’asta da 3 miliardi di BTp a 5 anni aveva fatto il fumo. Ci crediamo: che ai rendimenti del 6,29%, se l’azione di Monti dovesse aver successo, sarebbe l’ultimo colpo ben remunerato per gli investitori in titoli di stato italiani. Per par condicio, diciamo che anche l’atteggiamento dubbioso delle altre forze politiche nazionali non ha entusiasmato i mercati: sembra che, in generale, la politica non si renda conto dei danni che provoca solo aprendo bocca, suggestionata dai sondaggi quotidiani. Il Paese si governa con la testa e non con la pancia.
Nel marasma di Piazza Affari, la luce si è accesa sul titolo MPS +1,57% a euro 0,297. Vedremo come si svilupperà nei prossimi giorni per dare un giudizio. Certo che se a Bruxelles ci fosse stato un governo italiano credibile, l’Eba non ci avrebbe messo con le spalle al muro, come ha fatto, e la valutazione dei titoli bancari italiani sarebbe migliore. Ma anche Abi è stata assente alla discussione e alle scelte, e avere il presidente col doppio incarico non ha portato niente di buono alla causa senese. Unicredit, alle prese con l’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro, ha dovuto ammettere perdite nel terzo trimestre per 10,64 miliardi con la previsione di non distribuire utili il prossimo anno e ha pagato caro -6,18%.
Spread naturalmente in rialzo a 490 punti, ma sentimento dei mercati analogo per quello franco-tedesco salito oltre i 160 punti base. Solo Draghi, ordinando l’acquisto di titoli italiani da parte della Bce, può abbassare il differenziale, ma è evidente che il neogovernatore non può ragionare in chiave nazionalistica acriticamente: senza il successo di Monti caricare la Banca europea di BTp inutili servirebbe solo come placebo dei mercati, e quindi interverrà dopo, quando finalmente la politica sarà messa con le spalle al muro: i danni che sta provocando il PDL arroccato intorno alla questione di potere senza azione risanatrice sono immensi, hai voglia a parlare di “colpo di stato di Napolitano e dei mercati finanziari”, come qualche disinformatore ha fatto ieri.
Dopo la chiusura nella tarda serata di Wall Street in negativo, le borse asiatiche sono andate in ribasso nella notte. A dare fiato, stamattina, sono arrivati dati positivi sulla crescita economica nel terzo trimestre di Francia (Pil +0,4%) e Germania (+0,5%). Una dura giornata di borsa ci aspetta, con la percezione che ci vorrà tutta la settimana per concludere la crisi governativa in Italia. I politici discutono per i nostri “interessi” ma anche questa settimana il debito pubblico aumenterà, grazie a tutto questo tatticismo fatto di veti incrociati e agguati al nuovo presidente del consiglio in fieri.