Aspettando le decisioni della Bce, tutti gli scenari sono possibili
di Red
SIENA. Pensa che furbizia! Essere in crisi per colpa di troppi titoli di stato italiani in portafoglio (almeno a sentire l’Eba) che rendono poco come interessi (mediamente il 3-3,5%) sui 32 miliardi messi in casa per far contento Tremonti e la sua politica monetaria volta al consenso berlusconiano; pagare poi al medesimo ministro il tasso del 7,5% per vedersi restituiti appena 1,75 miliardi sotto forma di miracolo italiano, i Tremonti bond, un atto di astuzia infinita, che procura benevolenza ma non ahimè utili in bilancio, anzi li aggrava. E adesso che il ministro non c’è più, non rimane nemmeno l’ombrello per la pioggia. Questa è la storia dell’eccesso finanziario della banca Monte dei Paschi, quella che azzera la liquidità dell’istituto appena sono girati i venti dell’economia: altro che titoli tossici e ardite speculazioni finanziarie. Se poi aggiungete che le sofferenze aumentano ogni trimestre, sembra che i favori alla politica portino danni a iosa. L’altra astuzia è farsi prestare soldi da istituti come Goldman Sachs, JP Morgan, Crédit Suisse per coprire l’aumento di capitale, con la condizione capestro che, in caso di ribasso del titolo “più alto è il numero di azioni che la fondazione deve aggiungere al pegno, per ripristinare i cosiddetti margini di garanzia, come è normale nei prestiti garantiti da titoli quotati”. E gli stessi istituti, il giorno dopo, a scommettere sul ribasso per guadagnare due volte: uno sulla speculazione e due sull’utile certo del finanziamento.
Lorenzo Dilena, su linkiesta.it ha raccolto notizia che “Crédit Suisse, in particolare, sta insistendo perché il pacchetto titoli a garanzia del prestito venga adeguatamente rimpolpato”. Come aver regalato all’assassino i proiettili per farvi fuori e portarvi via tutto l’oro di casa. Secondo l’articolista, per tentare tutte le strade possibili, sembra che al Monte abbiano preso sul serio il nostro suggerimento di andare a rinegoziare i Tremonti bond con la Banca d’Italia. Non è mai troppo tardi. Magari ne portassero a casa a tasso zero i tre miliardi richiesti dall’Eba, evitando la ricapitalizzazione e ripristinando la liquidità. Rocca Salimbeni attende che la Bce si esprima sul possibile utilizzo dei collaterali a garanzia per l’estensione del ventaglio della liquidità disponibile e sembra che sia orientata positivamente, sarebbe un fatto importante per rifiatare a Siena e nel lavoro quotidiano delle filiali.
La strada obbligata della nazionalizzazione pare avviarsi per MPS: il titolo ha chiuso le contrattazioni con -4,45% a euro 0,2489, nuovo minimo record. Dietro il paravento della crisi prima greca, poi dei Piigs, c’è la vera crisi in agguato. Se le agenzie di rating minacciano il declassamento della Francia, significa – come è noto – che è già reale nei grafici e nelle considerazioni dei mercati. L’affaire Dexia non è stato risolto immediatamente con pragmatismo nordico, ma veniamo a sapere oggi che non sono d’accordo su quello che ci hanno raccontato, lo spezzatino in tre parti e la vendita di CrediOp in Italia. Societé Generale ha toccato mercoledì il minimo storico dal 1992 (120 euro per azione, 2007; 15 euro, ieri .- ndr), e assieme alle altre due grandi banche francesi vede lo spettro del declassamento e della nazionalizzazione. Perché l’opinione pubblica francese, che non dorme come quella senese, se vede Sarkozy finanziare queste banche con soldi pubblici a perdere parte in quarta e taglia qualche testa, come insegna la Rivoluzione Francese. Ma poi sono stati così astuti da riempirsi di titoli di stato italiani prima (perché rendevano bene, fino a 360 miliardi di euro) e a sbarazzarsene poi (accumulando fior di perdite negli ultimi mesi).
Attraversato il Reno, la situazione non migliora. L’asta dei titoli di stato tedeschi è stata un parziale fallimento, una grossa parte dei titoli pari al 35% è rimasta invenduta ed è finita sul groppone di Bundesbank. Gli investitori vogliono guadagnare di più sui titoli sicuri? Gli scheletri negli armadi di Commerzbank e Deutsche Bank devono ancora uscire, ma presto la situazione greca riesploderà in tutto il suo fragore, finita la luna di miele del nuovo governo.