Equinox si ritira dalla corsa alle azioni Mps
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di Red
SIENA. Giornate roventi per le borse europee e Piazza Affari non fa eccezione. Soffrono i bancari e MPS non brilla, chiudendo in ribasso del 3,37% a euro 0,3607. Si sconta il rosso per la decisione di vendere le azioni possedute dalla Fondazione a investitori selezionati, che permettano a Palazzo Sansedoni di mantenere il controllo sul prossimo CdA di Rocca Salimbeni.
Come motivo di performance, invece, si sconta la chiara sensazione del mercato che anche Monte dei Paschi usufruirà della svalutazione degli avviamenti (i cosiddetti goodwill). Queste svalutazioni hanno un impatto solo sulle scritture contabili e nessun riflesso su coefficienti patrimoniali, liquidità, cash flow e redditività prospettica. I risultati 2011 di MPS saranno resi noti nella prossima settimana, ma vista la pulizia nei bilanci fatta da Unicredit, Intesa e Banco Popolare, gli analisti si aspettano lo stesso dall’istituto di credito senese, che ne guadagnerebbe tra l’altro la facoltà di non pagare gli interessi sui Tremonti bond che ha in portafoglio.
In serata, tuttavia, arriva una doccia fredda da parte del manager che avrebbe dovuto prendere il numerino. Salvatore Mancuso, presidente del fondo Equinox, dopo aver ricevuto dalla Fondazione la richiesta di riformulare l’offerta presentata lunedì, ha dichiarato: “Equinox prende atto, con rammarico, che i termini e le condizioni indicati, inaspettatamente, dalla Fondazione non siano compatibili con l’interesse espresso”. Uno schiaffo a Mancini & C., che forse pensano di disporre dei soldi degli altri a proprio piacimento, dopo aver sperperato quelli dei senesi in pochi anni (14 miliardi di euro). Le contro-richieste di Palazzo Sansedoni erano state consegnate a Mancuso dopo una riunione della Deputazione amministratrice, presenti gli advisor Mediobanca e Rothschild, oltre al legale della Fondazione l’avvocato Angelo Benessia, presidente uscente della Fondazione San Paolo. Ma di un bel conflitto di interessi, visto che Mediobanca è creditore della Fondazione e Benessia fa parte della galassia della concorrente banca Intesa S.Paolo, se ne potrebbe curare qualcuno? Certi consigli non saranno interessati?
Dringoli Angelo, professore ordinario di Economia all’Università di Siena, viene dipinto come una novità, un segno chiaro di discontinuità. E’ in realtà un habitué dei CdA bancari: da membro del Collegio sindacale della Cassa di Risparmio di Terni e Narni (1996-98), a consigliere di amministrazione della Banca Toscana (dal 1999), poi di MPS Belgium, MPS Banca Verde, MPS Banca per l’Impresa, Banca Capital Service. Nel 2006 fu vicinissimo a trasferirsi armi e bagagli a Rocca Salimbeni (dove approderà comunque alla fine di aprile, salvo imprevisti), e solo il gioco degli equilibri DS-Margherita glielo impedì. A suo onore bisogna dire che il 28 ottobre 2008, stufo di aspettare risposte, si dimise dal consiglio d’amministrazione dell’Università, scrivendo in una lettera al rettore: “L’assenza di un bilancio consuntivo di competenza per i primi 10 mesi non permette una gestione corretta e consapevole, ed espone il cda al rischio di gravi errori e irregolarità gestionali. Fino a oggi nessun piano organico di interventi è stato presentato, nonostante le ripetute richieste”. Ma non ha mai raccontato a nessuno cosa aveva visto dentro il Rettorato che gli faceva venire seri dubbi sull’operato di Focardi et alii. Talmente troppo soft davanti a un buco di oltre 200 milioni di euro, da non convincerci come amministratore di una banca da oltre 5 miliardi di fatturato. Saprebbe difendere gli interessi di Siena in quelle sedi? Intanto il professore aggiorni i suoi curriculum universitari: del periodo passato come amministratore dell’Università non ne fa neanche cenno, mentre degli incarichi bancari c’è un’ampia descrizione. Che distrazione.