La "buona scuola" a danno dell'università e della ricerca?

In questi giorni, molti ricercatori europei hanno lanciato l’allarme sul risultato che le politiche di austerità dei governi europei hanno prodotto ai danni della ricerca, azzerando fondamentali risorse per borse di ricerca. In Italia il finanziamento all’università dopo la legge 133/2008 ha prodotto un punto di non ritorno del sistema pubblico d’istruzione, con un taglio negli ultimi sei anni di circa un miliardo e mezzo di finanziamento, azzerando i fondi per i progetti di ricerca e bloccando la possibilità per molti Atenei di bandire nuove assunzione per giovani ricercatori, aumentando il divario con l’Europa. Al momento infatti mentre la Francia stanzia circa 11 miliardi di euro e la Germania circa 13 miliardi, con una media europea di 10 miliardi, l’Italia è drammaticamente ferma a 6,7 miliardi di euro. La Germania in questi giorni ha abolito, nei pochi Länder in cui erano ancora previste, le tasse universitarie, per combattere la “disgregazione sociale” e garantire un più ampio accesso alla formazione universitaria; in Italia invece in questi anni il numero degli immatricolati è drammaticamente crollato e la contribuzione studentesca fortemente aumentata.
Per questo motivo, abbiamo accolto con favore e anche con un po’ di stupore alcune esternazioni a mezzo di stampa della Rettrice dell’Università per Stranieri di Siena, la prof.ssa Barni, la quale ha lanciato un profondo allarme sulla diminuzione del FFO, la dequalificazione del sistema universitario pubblico, il rischio del crollo delle iscrizioni nonostante il trend positivo dell’Unistrasi, cosa che purtroppo non possiamo dire per quanto riguarda le altre università. Lo stupore è dettato dal fatto che da anni noi contestiamo questi pesanti tagli, e possiamo affermare, senza timore, che sono stati proprio gli studenti a sottolineare per primi la volontà malcelata di de-finanziamento all’Università, mentre è proprio la Rettrice che insieme a molti altri Rettori è presente nella CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), organo che non ha fatto nulla per evitare ed invertire questo trend negativo. E pensare che gli ultimi ministri che si sono susseguiti provengono tutti dal mondo dell’Università!
Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare delle giornate di mobilitazione con docenti e ricercatori, studenti e personale tecnico amministrativo il 14 all’Università di Siena e il 16 all’Università per Stranieri di Siena e il 15 con un’assemblea unitaria di tutto il mondo accademico, che si svolgerà dalle ore 16 nell’aula magna del plesso di Fieravecchia, per tracciare il nuovo profilo dell’Università pubblica e ragionare su come invertire questo meccanismo di impoverimento di fondi.
Pensiamo infatti che nessuna uscita dalla crisi sarà possibile se non si riparte dalla scuola e dall’università, dalla ricerca e dalla cultura, di tutti e per questo pubblica.
Ci chiediamo solo se la prof.ssa Barni farà seguire alle sue riflessioni non solo la sua partecipazione a questa giornata, ma anche un sostegno serio per invertire la rotta imposta al sistema pubblico universitario.
Link Siena e Rete 29 Aprile