Nessuno ci ha spiegato come difendere la senesità della banca
di Red
SIENA. La forza di chi vive facendo politica (lavorando per “il popolo” come si diceva una volta) è quella di poter costruire percorsi di consenso più o meno popolare tambureggiando sui media tutti i giorni con le proprie verità. Chi osa andare contro sbatte il muso sulla reiterazione ad libitum degli slogan di partito finché non viene sopraffatto per svenimento. Una tecnica che funziona meglio là dove il consenso è di antica data, e Siena ne è una delle dimostrazioni meglio riuscite. Un gruppo di potere ha il controllo della banca MPS e non ha mai smesso di averlo; ha cambiato gli uomini alla guida perché i precedenti hanno sbagliato per troppa solerzia nell’eseguire gli ordini e ne stanno pagando le conseguenze (non per la solerzia, ma per aver approfittato indebitamente del ruolo), ma chissà quanti soldi la Guardia di Finanza non ha ancora trovato né troverà mai.
Sfortuna e imperizia ha voluto che, dopo gli acquisti sconsiderati di BAM e Banca 121, che sono stati strapagati e che probabilmente hanno fatto mettere da parte gruzzoli di soldi investiti in altre operazioni, il boccone Antonveneta si è rivelato indigeribile per la crisi economica che non ha permesso di replicare lo schema che era riuscito in precedenza. E’ possibile che da qualche parte siano parcheggiati i due miliardi di euro che, secondo l’ipotesi investigativa più accreditata, formerebbero la cresta sull’affare padovano e che risultino utilissimi per coprire l’aumento di capitale che ha chiesto Profumo al momento giusto, che non sta tardando ad avvicinarsi, senza far entrare in banca alcun takeover.
Non c’erano dubbi che la Fondazione, che ha suoi esponenti nel CdA del Monte favorevoli all’abolizione del tetto del 4% (mica potevano fare di testa propria col rischio di essere sputt…), non potesse né volesse fare diversamente fin da quando il Tandem ha ordinato l’ennesima assemblea straordinaria. C’è voluto un percorso di consenso, ma alla fine i senesi ne sono usciti cloroformizzati. In tutto questo tempo gli operatori dei mercati finanziari, che secondo la vulgata di regime si sarebbero dovuti buttare a capofitto sul titolo – immaginando nuovi scenari di lucrosi affari – si sono ben guardati da fare qualsiasi cosa. Oggi il titolo MPS apre a 0,2195 euro, avendo guadagnato nell’ultimo mese appena il 4%; insufficiente per spingere Mancini a quell’ulteriore vendita di azioni che ha vagheggiato per lasciare la Fondazione senza debiti a chi prenderà il suo posto, ma anche senza capitali. A meno che da domani, appena votata l’abolizione del 4%, le mani amiche entrino in azione per far salire il titolo fino alla cifra prefissata dal presidente uscente di Palazzo Sansedoni.
Non c’erano dubbi che gli esponenti del Pd locale, saldamente in mano al partito romano, dicessero una cosa per farne un’altra e infatti l’enfasi (attraverso il percorso di consenso) è stata spostata sui nuovi “criteri trasparenti” per la scelta dei prossimi deputati e il 4% è diventato un fatto acquisito nel giro di appena un mese dalle elezioni. Il sindaco Valentini se ne è uscito dicendo: “è cambiato lo scenario”. Quale scenario? Ci avevano sempre dichiarato incrollabile la senesità della banca, ma oggi non ci spiegano come difenderla. In fondo non è stata neanche nazionalizzata! E quando era dello Stato era sicuramente la banca di Siena. Quale scenario? Le cose sono sempre le stesse di un anno fa, con questo Stato e questa Bce che chiederebbero cambiamenti statutari, ma nessuno ha visto la richiesta scritta della cosa che fra l’altro in regime di libero mercato sarebbe illegittima. Perché occorrerebbe una legge valida per tutti, ma che per esempio non andrebbe bene per Carige dove la Fondazione ha il 49% del capitale. E Guzzetti tace.
Gli scherani del regime hanno lavorato bene per le elezioni e le diatribe interne al partito di maggioranza locale sono continuate come e più di prima: un segno di notevole salute, ci si compatta solo nei momenti difficili. Il messaggio chiaro è che dopo la rivoluzione profumiana tutto sarà come una volta per chi fa parte del sistema Siena. Dalla diaspora piano piano ritorneranno quelli che si sono distribuiti nei vari schieramenti perché magicamente tutto ritorni come prima e che qualcuno trionfi immortale.