SIENA. Egregio signor Rosso, ho notato (e come era possibile non notarlo!) il virilissimo manifesto con cui ha iniziato la campagna per le prossime elezioni, nonché il maschio motto che ha adottato: “Il Rosso c’è da sempre contro la sinistra”. Motto che però mi sembra un po’ monco, ossia mancante della logica conclusione, questa: “e da sempre perdente”. Senza voler contare il fatto non secondario che Lei e i movimenti politici a cui ha nel tempo aderito in Toscana siete stati sempre politicamente sconfitti non dalla sinistra, ma dal popolo, particolare questo che viene sempre sottovalutato o taciuto. Vabbè, questa volta però può perfino darsi che ce la facciate.
Un’altra cosa mi ha però colpito: quel “sinistra”, impugnato nel manifesto come un trofeo. A questo punto sono stato assalito dalla irresistibile tentazione di montare in cattedra, vizio di sempre ma che è peggiorato con l’età. E poiché, come disse Oscar Wilde, il modo migliore per resistere alle tentazioni è cedervi, io vi cedo volentieri. Ed ecco la prima lezione.
DESTRA – SINISTRA: CHE PASTICCIO!
Etimologicamente i due lemmi “destra” e “sinistra” indicano esclusivamente le due parti fisiche in cui si divide un qualsiasi “ente” (proprio come “alto” e “basso”). Ma col tempo i due termini hanno assunto un significato positivo il primo: pronto, agile, idoneo (la più abile mano destra), e negativo il secondo: infausto, triste, cattivo (la meno abile mano sinistra). Dunque la diade “destra/sinistra” politicamente non dovrebbe avere alcun senso, mentre invece domina la moderna dialettica politica. Il fatto è che i due concetti hanno assunto un preciso e contrapposto valore politico perché a fine Settecento, nell’Assemblea rivoluzionaria francese, i rivoluzionari più radicali sedevano a sinistra, mentre i più moderati sedevano a destra. E siccome allora la cultura francese, dopo avere surclassato quella italiana, era dominante, quei due concetti sono diventati essenziali nella moderna dialettica politica.
Devo dirLe che ci furono tentativi per fare chiarezza a tale proposito. Per esempio il padre dell’anarchia, il francese Pierre-Joseph Proudhon usò, in sostituzione di quella diade, i termini “autorità” e “libertà”, politicamente molto più significativi, ma che non ebbero fortuna.
DIRADIAMO LA NEBBIA!
Per cui oggi resta definitivamente codificato in dottrina:
- che a destra c’è la monarchia, l’impero, la dittatura, la tirannia, l’aristocrazia, l’oligarchia, il centralismo statale, la volontà che scende dall’alto, i governati controllati dai governanti, il governo forte coi deboli e debole coi forti, la sfiducia verso l’autogoverno popolare e quindi la convinzione che solo il potere saldamente nelle mani di pochi (o di uno solo) possa garantire la serena esistenza del popolo. In sintesi: a destra sta la società organizzata verticalmente;
- che a sinistra invece sta la repubblica, la democrazia, l’autogoverno locale, la volontà che sale dal basso, i governanti controllati dai governati (quindi i cittadini, comunque abbiano votato, tutti all’opposizione rispetto al governo), il governo forte coi forti e debole coi deboli, il governo dei molti o di tutti: quod omnes tangit ab omnibus adprobari debet (*), ossia ciò che riguarda tutti da tutti deve essere approvato, oppure il populus sibi princeps(*) ossia il popolo principe di se stesso), e quindi a sinistra sta l’ottimismo verso la capacità del popolo di autogovernarsi. In sintesi: a sinistra sta la società organizzata orizzontalmente.
Ne consegue che, con tutte le sfumature che si vorranno, quanto più una situazione è democratica e repubblicana, quanto più il potere è decentrato e diffuso e la volontà sale dal basso e quanti più sono quelli che legiferano, tanto più quella è una situazione di sinistra; viceversa per la destra.
Poiché non esiste altra distinzione politicamente logica tra destra e sinistra che questa, se ci si riflette bene si capisce che nell’Italia odierna c’è una solida e complessiva cultura di destra, mentre una cultura di sinistra non c’è (forse non c’è mai stata, se non a livello di fasce marginali della società civile). Così molti che si considerano di sinistra in realtà sono di destra e, forse, viceversa.
CONCLUSIONE
In conclusione, si è fatta una grande confusione, perché oggi, con incomprensibile superficialità, si è arrivati a distinguere i terrorismi e le dittature di sinistra da quelli di destra. Mentre invece non c’è scampo: secondo la giusta distinzione tra “destra” e “sinistra” ogni terrorismo (ossia il tentativo da parte di una marginalissima minoranza di imporre con la violenza il proprio credo alla stragrande maggioranza della popolazione) ed ogni dittatura, sono senza ombra di dubbio sempre di destra, mai di sinistra (vale ovviamente anche per il bolscevismo sovietico e per le nostrane Brigate rosse).
Neanche a uno come Lei può sfuggire che basta un’occhiata anche superficiale alla geo-politica della storia e dell’attualità per capire che nei regimi di destra, quanto più comanda uno solo (o pochi), tanto più il popolo fa la fame, mentre i ricchi sono sempre più ricchi,
Chiudo con questi concetti su cui sarebbe bene riflettere un poco:
“Non abbiamo bisogno di buoni politici, ma di buoni cittadini” (J.J.Rousseau);
“Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi” (Bertolt Brecht);
“Non domandatevi cosa la Nazione può fare per voi, ma domandatevi cosa voi potete fare per la Nazione” (J.F.Kennedy).
Fine della prima lezione (gratuita): le successive, se vorrà, saranno a pagamento.
Le auguro non la vittoria, ma una urbana campagna elettorale.
Mauro Aurigi
(*) Termini in latino perché coniati dall’Umanesimo medievale italiano.