"Dov'e' la ratio di questa scelta? – si domandano i rappresentanti dell'associaizone di categoria – Non certo nella qualità, non certo nella tutela del consumatore, sicuramente non nel principio della libertà d’impresa, a meno che ciò non si voglia dire libertà di fare quello che si vuole per alcuni a scapito di vincoli e obblighi imposti ad altri".
"Lo scorso anno – ricorda Confcommercio – la Regione Toscana ha modificato la normativa sulla classificazione delle strutture alberghiere, introducendo dei criteri più rigidi che non trovano riscontro né in altre regioni ne tantomeno nelle legislazioni di altri stati europei. Ora si vuole completare l'opera concedendo a un settore che in Toscana ha avuto uno sviluppo abnorme, di godere di una sorta d’immunità per svolgere attività che legittime imprese possono effettuare solo nel rispetto di requisiti dimensionali, qualitativi, amministrativi e fiscali severi e onerosi. Sarebbe ora che la Regione facesse meno spot e affrontasse più consapevolmente i problemi di un settore che pur nella crisi garantisce (a oggi) una buona tenuta occupazionale. In ultimo una considerazione sul promotore dell'iniziativa ovvero il governatore uscente Martini, nella sua veste anche di assessore all'Agricoltura. A quale calcolo politico risponde quest’iniziativa? Non lo comprendiamo e forse non c'e' nessun calcolo. Ma i governatori passano e la Regione resta, così come restano le imprese e i cittadini. Qualcuno rischia di pagare un prezzo alto per questa bella pensata".