Interessante convegno alla LUISS di Roma a cui ha partecipato anche il presidente banca Mps, Mussari
ROMA. Le ripercussioni della crisi finanziaria sull’economia comportamentale, gli effetti indotti sull’atteggiamento individuale dei singoli agenti economici e l’evoluzione delle istituzioni e delle autorità di vigilanza alla luce delle nuove regole di governance introdotte nell’immediato post-crisi. Questi i temi affrontati oggi (22 febbraio) durante il convegno organizzato a Roma da LUISS Guido Carli e Economic Notes, rivista economica di Banca Monte dei Paschi di Siena, e dedicato al ruolo della finanza comportamentale nello scenario economico e finanziario attuale.
Dopo il saluto di Giorgio Di Giorgio, preside della facoltà di Economia della LUISS Guido Carli, sono intervenuti sull’argomento Massimo Egidi, rettore della LUISS Guido Carli e Alessandro Innocenti, dell’Università di Siena. A seguire, nella tavola rotonda moderata da Mario Sechi, direttore de Il Tempo, hanno discusso su questi temi Giuseppe Mussari, presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena, Mario Monti, presidente Università Bocconi, Luca Enriques dell’Università di Bologna, commissario CONSOB, Giuseppe Zadra, LUISS Guido Carli, e Giovanni Ferri dell’Università di Bari.
“La crisi finanziaria, tra le molteplici ripercussioni, ha contribuito a far ripensare le norme e le istituzioni che presidiano azioni, prodotti e strumenti finanziari e a suggerire nuovi compiti per le autorità di regolamentazione e vigilanza – ha detto Massimo Egidi, rettore della LUISS Guido Carli, valutando gli impatti della crisi finanziaria sui comportamenti degli investitori -. Il disegno dei nuovi compiti potrà trarre notevole impulso dai risultati della finanza comportamentale, che propone un approccio più realistico di quello tradizionale al comportamento degli operatori finanziari, poiché parte dallo studio delle “irrazionalità” e degli elementi psicologici che determinano questi comportamenti”.
“I comportamenti non sono indipendenti della regole del gioco – ha affermato Giuseppe Mussari, presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena – Quando i comportamenti irresponsabili sono diffusi significa che le regole non sono state in grado di prevenirli e, forse, in alcuni casi, addirittura li hanno incentivati. Di certo le regole hanno avuto un ruolo nell’emergere dei comportamenti che hanno generato la crisi da cui faticosamente stiamo cercando di uscire. Allora, è un bene che le regole vangano riviste. Basta procedere facendo sì che, dopo aver evitato, in Italia, grazie alle banche, un credit crunch da crisi economica non si rischi un credit crunch da regole”.
Quali saranno le nuove disposizioni sufficienti a evitare gli errori del passato e a fronteggiare le nuove, inevitabili sfide che le dinamiche economiche e finanziarie e l’interazione con gli scenari geopolitici proporranno? Come conciliare i possibili conflitti tra obiettivi diversi della regolamentazione? A queste e ad altre domande, gli ospiti presenti, alla luce dei recenti riassetti economici, hanno fornito una risposta attraverso due approcci metodologici: uno prevalentemente teorico, focalizzato sul contributo della ricerca comportamentale al paradigma tradizionale della finanza, evidenziando i rapporti tra neuroscienze ed economia; accanto ad un’interpretazione policy-oriented dei comportamenti individuali e collettivi degli agenti economici e delle norme da attuare a livello sistemico.
La prima parte del convegno è stata prevalentemente di natura teorica-metodologica. La finanza comportamentale ha perseguito fin dalla sua fondazione un programma di ricerca che costruisce le sue teorie partendo dall’osservazione di come gli investitori finanziari si comportano di fatto e non dalla prescrizione di come dovrebbero comportarsi secondo il modello dei mercati efficienti formulato dal noto articolo di Fama del 1970, “Efficient Capital Markets: A Review of Theory and Empirical Work”. Si tratta di un nuovo approccio ai mercati finanziari emerso in risposta alle difficoltà incontrate dall’approccio tradizionale (Fama). Questa nuova analisi del funzionamento dei mercati finanziari ha contribuito a spiegare attraverso l’analisi delle distorsioni cognitive e dei comportamenti irrazionali fenomeni di grande rilevanza quali lo scoppio della bolla immobiliare, la caduta dei mercati e le varie strette creditizie verificatesi in questi decenni.
Alessandro Innocenti, Università di Siena, nel suo intervento “La finanza comportamentale: il contributo costruttivo”, ha sottolineato che, più recentemente, in linea con l’avanzamento delle metodologie di ricerca delle neuroscienze e delle scienze cognitive, la finanza comportamentale ha potuto spiegare i processi mentali che caratterizzano i comportamenti degli operatori finanziari professionali quali quello di eccesso di confidenza (overconfidence) o di cascata informativa (informational cascades).
Nella seconda parte del convegno l’enfasi è passata dal concetto di comportamento a quello di norma e istituzione. Come sono cambiati e come dovrebbero cambiare i comportamenti degli agenti economici – individuali e collettivi – alla luce dell’esperienza maturata durante la recente crisi? Quale assetto di norme e istituzioni sono necessarie affinché non si ripetano gli errori del passato? Gli ambiti da coprire sono molteplici. In primis l’accoglimento delle proposte del comitato di Basilea per la riforma delle regole sul capitale minimo delle banche, le cosiddette Basilea 3. Le nuove regole migliorano significativamente la qualità del capitale da detenere a fronte dei rischi finanziari e ne commisurano meglio la quantità all’effettiva consistenza dei rischi e alla fase dei cicli del credito che mirano a stabilizzare, frenando i boom per render meno probabili e gravi le crisi. Ai rischi di insolvenza viene affiancata la considerazione dei rischi di illiquidità. Alla regolazione del rapporto fra capitale e rischi dell’attivo degli intermediari viene unita una limitazione del loro grado di indebitamento complessivo. Ma un’enfasi esclusiva sugli aspetti normativi potrebbe non essere sufficiente. Occorre che i comportamenti delle banche e degli altri intermediari finanziari siano tali da favorire un vero superamento della crisi nella quale siamo caduti. Perché i comportamenti siano adeguati, non è sufficiente che si cerchino di rispettare le regole: se queste funzionano davvero il loro effetto è costringere a cambiare profondamente diversi aspetti del modello di business degli intermediari, la loro strategia, la loro governance societaria e i loro stili di management. Senza tutto ciò è impossibile ottenere, insieme, il rifiorire sostenibile dell’attività bancaria e finanziaria e il rispetto sostanziale di buone regole.