La politica bipartisan in soccorso dei sindacati nella vertenza degli "esuberi" al Monte dei Paschi
SIENA. Primi effetti dello sciopero dei dipendenti MPS di venerdì (27 luglio). La convocazione urgente fatta dal presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone (Pdl in carica dal 2009) su proposta del sindacato Unisin Mps non si è fatta attendere. Dalle 12.30 di oggi, infatti il presidente sta incontrando, nelle sale di Palazzo Adorno, sindacati e dipendenti del gruppo bancario. Grande impressione in città aveva fatto il raduno dei lavoratori in piazza Sant’Oronzo a Lecce per manifestare contro il piano di riordino annunciato dall’istituto di credito. Si tratta di 400 filiali da chiudere in tutta Italia più l’esternalizzazione del servizio di back office che interesserebbe più di 2600 dipendenti, dei quali 500 lavorano nella struttura salentina ereditata da Banca del Salento e Banca 121, che per ragioni di opportunità politica non erano mai state accorpate a Siena. Questi i due punti salienti del piano industriale presentato dal gruppo bancario a cui i lavoratori, appoggiati oltre che da Unisin anche dalle sigle sindacali Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, UGL Credito, Uilca, dicono no. Il piano di ristrutturazione del Tandem, infatti, è su scala nazionale. Nulla si sa ancora su chi e dove andranno a colpire i tagli. Nell’incontro di oggi in Provincia di Lecce sarà fatto un “esame urgente delle azioni da intraprendere a tutela dell’integrità del numero delle filiali e degli addetti occupati dall’istituto di credito nel Salento.” La politica bipartisan sta arrivando in soccorso del sindacato, appena dopo l’interrogazione parlamentare dell’onorevole Teresa Bellanova del Pd.
Ma Viola e Profumo in Salento ci sono andati a presentare il piano? “Quello di oggi vuole essere un confronto preliminare prima che l’intera vicenda del gruppo Mps si discuta su scala nazionale” precisa Gabellone, che si propone come mediatore tra la Direzione Generale e i sindacati: “Qui più che altrove la crisi sta colpendo duramente. E’ per questo che ho sentito la necessità di convocare questo tavolo per dare un segnale forte fin da subito”. I lavoratori temono in primis di subire nella vendita del Cog una modifica del contratto di lavoro da quello collettivo del credito al metalmeccanico o al commercio”. I rappresentanti dell’azienda invece smorzano i toni: “Si sta parlando di un progetto di cui ancora si ha poca concretezza. Terremo conto delle istanze del territorio espresse nella riunione di oggi quando apriremo la trattativa a livello nazionale”.