di Mauro Aurigi
SIENA. Negli ultimi anni si è sempre più affermato il termine “leader” per indicare il capo più o meno carismatico di una forza politica. E’ sintomatico che quanto più si diffonde l’uso di questo termine (i vecchi partiti Pci, Psi, Dc, Pri e Pli avevano il “segretario” non il “leader”), tanto più diventa evanescente, fino a sparire del tutto dal lessico politico, la parola “democrazia”. E magari fosse davvero solo un problema lessicale! Il dramma è che si è progressivamente e pericolosamente attenuata anche la materiale applicazione di livelli decenti di democrazia, livelli che non sono solo responsabili del grado goduto di libertà, uguaglianza, indipendenza, giustizia ecc., ma anche e soprattutto del grado di ricchezza diffusa da cui discendono cultura, arti e scienze: in una parola la CIVILTA’.
Dunque la figura del “leader” – a parte il fatto non contestabile che, come detto sopra, è la traduzione del tedesco “Führer” e dell’italiano “duce” – è antitetica al termine democrazia. Infatti dei paesi a più alto livello di civiltà, ricchezza e democrazia (vedi quelle che una volta venivano definite socialdemocrazie nord europee) nessuno di noi conosce il nome del o dei “leader” nazionali artefici di quel benessere. Mentre di paesi assai lontani e a regime tirannico come Corea del Nord o Cuba, tutti conosciamo il nome del “leader” locale, detentore del potere assoluto – che piace tanto a Salvini – e quindi massimo responsabile della miseria e arretratezza del proprio paese.
Clamoroso il fatto della Svizzera. E’ il territorio più povero di risorse di tutta l’Europa (non ha neanche il mare), ma ci vive il popolo più ricco, civile e felice del pianeta (indagine ONU: World Happiness Report), perché più di ogni altro ha adottato i massimi livelli di democrazia. Bene, con la Svizzera abbiamo in comune addirittura, non solo la maggior parte del confine territoriale, ma anche un pezzo di popolo (e quindi anche la lingua). Insomma, è il paese che sotto ogni aspetto ci è più vicino di ogni altro, eppure nessuno ha mai neanche sentito nominare un “leader” di quella nazione (a parte il Guglielmo Tell che non è mai esistito). Miracoli della democrazia vera!
Mentre, statene certi, gli Svizzeri conoscono bene il nome e la faccia dei “leader” presenti o passati del nostro Paese. E questa è un’ulteriore dimostrazione dell’antitesi esistente tra i “leader” e la democrazia. Ecco perché il politico Conte è quello che sale nei sondaggi più di qualsiasi altro politico italiano presente o passato, ma è anche quello che è “leader” di un bel niente.
Ed ecco perché nella nostra bellissima Costituzione il termine “leader” o sinonimi, è del tutto assente, mentre è sempre in bocca alla Meloni e alle donnine berlusconiane (per non parlare di Renzi e Salvini!).