Il presidente MPS tirato in ballo in troppe inchieste giudiziarie milanesi
di Red – foto di Corrado De Serio
La vendita della quota Sea è avvenuta nel dicembre dello scorso anno, ad opera della giunta di sinistra del Comune di Milano, sindaco Giuliano Pisapia. Ma qualche stanza appresso, il PM Luigi Orsi ha raccolto – in un interrogatorio avvenuto l’ 1 agosto scorso – le dichiarazioni di Alberto Nagel, AD di Mediobanca, che chiama in causa, nell’ambito della vicenda Unipol-Fonsai, diversi manager tra cui Profumo. Nagel avrebbe rievocato l’operato dei suoi predecessori in piazzetta Cuccia; con particolare riferimento al “rapporto privilegiato della famiglia Ligresti con i soci di peso del patto di sindacato, in particolare con l’Unicredit di Alessandro Profumo, Cesare Geronzi e con Vincent Bolloré”, come riferisce Reuters, che aggiunge: “Guardate cosa succedeva prima di me, ha detto agli inquirenti il top manager”.
Se mai vi fossero dubbi, tra le righe si possono chiaramente intravedere le commistioni pericolose tra finanza e politica e come sia stata perniciosa la decisione presa nel novembre 2007 da Gabriello Mancini di entrare nel “salotto buono” della finanza nazionale (Mediobanca, comprata sul mercato fino alla quota dell’1,9% e poi rivenduta con importanti minusvalenze nel 2011). Prendevano in giro Siena per il suo “splendido isolamento”, che altro non era che l’autodifesa di un mondo campagnolo dall’avidità dei banchieri delle grandi città. Ma stavolta pensiamo di aver capito qualcosa di interessante sulla finanza d’assalto. Il presidente Profumo possiede una società di consulenze. La signora Dalla Riva non vuole far sapere ai sindacati l’importo esatto delle spese per consulenze, almeno a sentire i sindacati stessi, al punto di far slittare la trattativa su esuberi ed esternalizzazioni fino al punto di non ritorno. Due più due…