"La teorizzazione della spartizione partitica della giunta è avvenuta in barba alla responsabilità diretta del sindaco nella scelta degli assessori"
SIENA. De Mossi, in una intervista a un quotidiano nazionale, fa una serie di considerazioni superficiali, confuse, che palesano una visione ristretta della città. Partiamo dal turismo: il sindaco parla esclusivamente di Siena, senza nessuna visione sistemica. Per lui la provincia non esiste e non si fa cenno ad alcun strumento operativo. Frasi vuote, scontate, arrivando a dire che è la domanda che seleziona l’offerta (ma non è così): nulla di nuovo sotto il sole.
Sulla Fondazione esprime una logica di potere con una visione giudiziale che raggiunge il massimo: gli attuali deputati si devono dimettere e bisogna recuperare i danni procurati dai vecchi amministratori. Perché i deputati nominati da Valentini si dovrebbero dimettere? In base a quale visione del futuro della Fondazione? Questo non è dato saperlo: si devono dimettere e basta. E poi, la strategia della Fondazione appartiene solo al Comune di Siena o anche agli altri enti nominanti? Come nel caso del turismo questo Comune, secondo De Mossi, vive in uno splendido isolamento, in realtà dannosissimo per le sorti della città. Ah! La missione c’è e non ce ne siamo accorti: il presidente Rossi, se non accetta di dimettersi, deve fare utili, e come? Forse De Mossi non è a conoscenza del livello bassissimo dei tassi di interesse e probabilmente non sa che alcuni investimenti fatti dalla compagine precedente (Clarich) potrebbero riservare delle brutte sorprese. Quei cinquecento milioni di euro di patrimonio per una Fondazione bancaria sono poca cosa se paragonati, ad esempio, con quelli della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze che ammontano a più di dieci volte tanto.
Il Monte dei Paschi si trova nella stessa situazione della Fondazione e l’opera di risanamento è ben lontana da essere conclusa: i tassi di interesse sono troppo bassi. L’industria bancaria, si sta modificando velocemente ed è in corso una riduzione degli addetti vertiginosa, soprattutto in Italia. I bilanci intermedi del Monte, si vedrà il prossimo, chiudono in attivo grazie ai minori accantonamenti effettuati. I soci: il 25% può fare le valige quando vuole, l’altro dovrà uscire (nel 2021), anche se la Lega non è d’accordo, perché il suo stare è determinato dalla finanza pubblica e la decisione è in mano agli organi di controllo europeo. L’intervistato non può fare altro che auspicare, non avendo altra leva da mettere in campo. E poi nel 2021 che governo avremo? De Mossi si dovrebbe preoccupare di un altro problema di natura urbanistica: che fine faranno gli immobili vuoti a seguito della crisi della banca? Quante Santa Maria della Scala ci sono a Siena? Come verranno utilizzati?
Sulle dimissioni dell’assessore abbiamo raggiunto il massimo: “Di cosa vi preoccupate – afferma – era della Lega e tornerà alla Lega”. La teorizzazione della spartizione partitica della giunta è avvenuta in barba alla responsabilità diretta del sindaco nella scelta degli assessori (legge 81) e all’annuciata scelta delegata ai cittadini negli incontri pubblici (una vera presa in giro). Ma un po’ di trasparenza non farebbe male, per tentare di chiarire una parte degli accodi sottobanco di cui questa amministrazione è piena. Perché è stata scelta questa certa signora e non un’altra? A che logica risponde? Perché si è dimessa? Situazione, questa, che indebolisce una giunta già debole. Ma non può che essere cosi visto che i veri centri decisionali e di potere sono esterni all’esecutivo. O dovremo credere, come qualcuno sta dicendo in città, che la scelta dell’assessore al decoro urbano è ricaduta sulla signora di Colle perché il De Mossi ha letto Cardin, alla francese?
Pierluigi Piccini