Parlare linguaggi nuovi
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Intervista esclusiva di giorgio mancini
PISA. Assessore Nicola Landucci, da anni lei è assessore della Provincia di Pisa e un esponente di spicco del Pd pisano, ma anche per la Toscana, come mai questa attrazione per Renzi.
L’iniziativa promossa da Matteo Renzi alla Leopolda di Firenze è stata, ed è, un utile contributo a tenere vivo il progetto originario del Pd, che è nato per essere un partito nuovo, un partito che, più che guardare al passato, guarda al futuro, per affrontare con coraggio le nuove sfide che coinvolgono il Paese, l’Europa e il mondo. Si è respirata aria nuova, con un’apertura, senza cedimenti alle polemiche sterili, con molte proiezioni, per dare risposte innovative alle inedite questioni di oggi.
Quindi sarebbe un linguaggio nuovo: lei ci crede?
Sono convinto che così il Pd riesce a parlare alla maggioranza delle Italiane e degli Italiani. Per tornare al governo del paese il Pd deve allargare i suoi consensi e non limitarsi a trattenere il proprio elettorato tradizionale. Parlare linguaggi nuovi, per intercettare l’attenzione e il consenso dei Giovani (con la G maiuscola, evidenzia Landucci ndr.), dei ceti più dinamici della società che, certamente, non si accontentano di soluzioni che si ispirano a ormai superati schemi ideologici, quelli che proprio il Pd voleva superare ma che tornano ad echeggiare in troppe dichiarazioni di dirigenti nazionali e locali.
Mi scusi, ma allora è nata una nuova corrente dentro il Pd.
Quella di Matteo Renzi non è una corrente e men che meno una corrente che vuole occupare il lato destro del partito. E’ il cuore, il centro della proposta politica del Pd. Anche il metodo, sia delle giornate della Leopolda che del wikiPd, esprime bene l’idea di una politica aperta ai contributi di tutti, che non teme, ma provoca la discussione, che considera allo stesso livello il contributo del dirigente di partito come del simpatizzante.
Cosa resta, cosa nasce, cosa viene fuori dalle giornate della Leopolda?
Una bella iniezione di fiducia e di speranza per un partito che, nonostante la crisi di Berlusconi e del centrodestra, non riesce a recuperare in modo significato il consenso dei tanti cittadini delusi.
In questo momento difficile, per domani, questo Big Bang che porta?
Una speranza per l’Italia, in una delle fasi più dure e difficili della sua recente storia. Tutta questa energia, l’energia del Big Bang, non va dispersa. Tanto meno va sbeffeggiata o, peggio, demonizzata.
Ma lei ci crede ancora veramente in quel progetto originario di partito nuovo, che dichiara negli intenti il Pd?
Sono ancora testardamente convinto che il Pd sia la migliore proposta per il futuro dell’Italia, dei nostri figli, che guardano con paura a quello che li attende. Grazie per questo a Matteo e a tutti quelli che, a Firenze, hanno lanciato un messaggio di speranza.
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