La distruzione di valore di MPS propedeutica all'allontanamento dalla città?
![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/1350572078240.jpg)
di Red
SIENA. Affannosamente, Fabrizio Viola tuona contro il declassamento del rating del Monte dei Paschi a titolo spazzatura fatto da Moody’s: “incoerente e ingiusto” All’AD di MPS non piace commentare le valutazioni delle agenzie di rating “ma questa volta faccio un’eccezione”. Due critiche alla valutazione, riferisce Radiocor: “tempi e motivazione”. Il top manager della banca nota, inoltre, che Moody’s “non tiene nella giusta considerazione i Monti bond che, anche nello scenario peggiore di mancato raggiungimento degli obiettivi del piano al 2015 daranno un rinforzo al capitale”.
Quando Antonio Vigni se ne andò da Rocca Salimbeni, sembrava che di peggio non potesse succedere, dopo 500 anni di storia bancaria gloriosa. Invece, se possibile il Tandem, trasformato in Tridente grazie alla complicità della Fondazione, ha completato l’opera di distruzione. Moody’s certifica, in ritardo come sempre, che la banca ha sede altrove, che altri sono i proprietari, che l’istituto è nazionalizzato secondo il significato della parola nella lingua italiana. Secondo Viola però il declassamento finale “o arriva troppo tardi, in quanto fa riferimento a questioni che attengono la scarsa capacità di generare reddito dell’ultimo anno e mezzo o troppo presto perché di fatto bocciare o mettere in discussione un piano industriale che ha una prospettiva di tre anni e mezzo dopo solo sei mesi dall’avvio non mi sembra giusto”. Il Piano è nato morto, come hanno sottolineato i mercati. A Reuters un broker avrebbe dichiarato: “Solo gestori sprovveduti avrebbero tenuto ancora il titolo in portafoglio. Immagino che tutti i fondi pensione se ne siano già liberati”. Verrebbe da pensare che “Moody’s ha preso solo buona nota per non farsi accusare di manipolazione del mercato”, ricordando i procedimenti giudiziari aperti qua e là contro le agenzie di rating.
Il ministro Fornero, chiarendo di non essere stata interpellata dall’istituto sull’uso dei possibili ammortizzatori sociali (che esistono anche per i bancari, e non sono a carico della collettività), ha dato il colpo di grazia a una governance contraddittoria, che non ha ancora sfornato i prodotti nuovi per aggredire il mercato, non ha tagliato gli stipendi d’oro, le auto blu, i consigli di amministrazione delle partecipate, le consulenze, le sponsorizzazioni, i 100 dirigenti in esubero. Eppure, come dice l’AD sei mesi sono già passati. Fatalmente la condanna del rating arriva proprio nel giorno in cui lo spread sembra aver decisamente virato verso il basso, una delle condizioni sine qua non del Piano Industriale. Adesso, dopo le promesse assembleari sull’aumento di capitale: “Diciamolo con chiarezza: con l’attuale piano industriale e’ necessario”, per cui Mancini aveva chiesto di esercitare la delega “solo se strettamente necessario”, il precipitarsi degli eventi gli darà la possibilità di far entrare subito chi desidera lui anche se aveva fatto scrivere al notaio Zanchi e alla stampa “non a breve”. Il gioco del Tridente è fatto e la metodologia di analisi di Moody’s, fatta di bocconiani alla stregua di Profumo, è arrivata a puntino, giusto appena dopo che l’assemblea straordinaria ha messo la banca e il futuro di Siena nelle mani del suo presidente.
Se Moody’s avesse comunicato ai mercati il declassamento a junk appena dieci giorni fa: il 9 ottobre, all’auditorium di Viale Mazzini, sarebbe venuto giù tutto e il Tandem avrebbe preso la via dell’esilio. Lasciateci il pensierino perfido che sia tutto orchestrato altrove.